Altre stelle uruguayane di Stefano Marelli

Con il romanzo “Altre stelle uruguayane” Stefano Marelli, classe 1970, ha partecipato, vincendo nel 2013, al concorso “Parole nel vento”. È la sua opera prima e Marelli, brianzolo di nascita, con alle spalle tanti lavori, tra cui anche quello del benzinaio, vive e lavora in Svizzera dove scrive sottotitoli per la TV svizzera. Nel romanzo tre sono i principali personaggi: un barbone nato nel 1909 in Uruguay, il cui vero nome è Prudencio Picasset, Sauro, un italiano squattrinato che in Ecuador vive traducendo sottotitoli per la televisione, Martina, una ricercatrice italiana. Brujo, il vecchio barbone, orbo da un occhio, sopravvive nel villaggio amazzonico facendo il guaritore, vendendo erbe medicinali e medicamenti magici. Il barbone nasconde un passato ricco di avventura: i suoi genitori, originari della Spagna, si erano conosciuti durante la traversata sul bastimento che li aveva portati in Uruguay. Resta orfano del padre e con la madre va a vivere in un ex-convento dove donne sole e senza lavoro fisso vengono accolte dalla municipalità di Montevideo. La madre, però, grazie alla sua avvenenza, riesce a trovare un lavoro “remunerativo” ed è costretta ad abbandonarlo. La sua vita trascorre quindi in orfanotrofio e diventa un bravo calciatore. Con l’inganno cambia nome, prende quello di Nesto Bordesante e, con il cognome italiano, diventa un grande calciatore nella squadra voluta da Mussolini. Nesto Bordesante diventa ricco ma non sa governare questa fortuna, è spendaccione, godereccio, giocatore d’azzardo. Nell’Italia del dopoguerra la fortuna si ribalta: Nesto Bordesante è messo da parte sia dal mondo del calcio che da quello del pallone. Cerca di recuperare terreno e si mette alla testa di una piccola squadra di periferia, ma il riscatto è temporaneo, si mette nei guai e riesce a sfuggire inventando, ancora una volta, una nuova vita.
Il gioco del pallone ha un ruolo molto importante nel romanzo ed accompagna la vita di Prudencio-Nesto- il Brujo: come la vita è fatto di competizione, successi, cadute e ricadute, ricchezze e tonfi profondi, riabilitazioni, trasformazioni di ruoli. Il racconto di Marelli, al capitolo cinquantotto, l’ultimo, sembra promettere un seguito. Ormai Sauro e Martina sono inevitabilmente assieme e il ragazzo italiano, io narrante del romanzo, conclude:

“Il Brujo ormai non è più con noi, il vincolo è caduto, e io posso mettermi a scrivere la sua storia. A patto, ovvio, che riesca a scoprire cosa gli è successo negli ultimi quarant’anni. Nessun editore al mondo, infatti, accetterebbe mai di pubblicare una biografia che s’interrompe sul più bello. O no?”