Amico Faber. Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi
- Autore: Enzo Gentile
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Hoepli Editore
- Anno di pubblicazione: 2018
Fabrizio De André è il primo di cui mi chiedono quelli che soltanto orecchiano il cantautorato italiano. In altre parole: dici De André e intendi sinonimo di canzone d’autore. Non è successo e non succede a chiunque di essere riconosciuto - e soprattutto apprezzato - da chiunque. È successo e succede a Fabrizio De André e non credo per caso. Chissà se perché è ormai certo sia stato un poeta, chissà se per via di una voce che avrebbe potuto cantare qualsiasi cosa e piacere ugualmente. Chissà se per la straordinaria coincidenza tra ciò che Faber ha cantato e ciò in cui ha creduto. Sia come sia, Fabrizio De André è un emblema, quando pensi "cantautore" pensi per primo a lui.
La bibliografia che lo riguarda è giocoforza sterminata, difficile aggiungervi qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito, qualcosa che non sia stato detto o scritto o fotografato altrove. Il giornalista musicale Enzo Gentile ci prova – e ci riesce - spostando il focus dell’osservazione. L’ennesimo nuovo libro su Fabrizio De André si intitola “Amico Faber” (riuscita parafrasi della sua struggente-stupefacente Amico fragile), ed è pubblicato da Hoepli. Il sottotitolo rivela la natura dell’obiettivo: “Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi”. Verissimo. E si tratta di amici e colleghi in gran numero.
Una miriade di amici e colleghi, sparpagliati nelle oltre 250 pagine della lunghezza del libro. Musicisti, autori, collezionisti, Dori Ghezzi, Nanda Pivano, altri amici, Enzo Gentile stesso, a riferire di un ricordo, di un periodo, di un passaggio di tempo, di un incontro, di una tournèe, e riferire senza agiografia: la cosa più utile di "Amico Faber". C’è poco incenso tra le pagine di questo libro: Fabrizio De André è inquadrato a distanza dalla stereotipia. Toglietevi dalla testa le superficiali edulcorazioni fiction di Principe libero, per intenderci.
In “Amico Faber” De André viene fuori luci e ombre, senza peraltro pagare dazio in termini di spessore: carattere sotto molti aspetti ostico con una reiterata propensione all’alcol e uomo di straordinarie curiosità culturali e poeta, se vi piace una sintesi che peraltro a Faber calza anche malissimo. Come introduce Enzo Gentile a pag. 4:
Fabrizio, una scoperta che a molti suonerà imprevista, aldilà di una credenza diffusa, era uomo socievole e aperto, che ha conosciuto e frequentato ben oltre il suo ambiente, accendendosi di passioni che ha di volta in volta approfondito, condiviso e studiato con mirabile costanza; i chiaroscuri di una vita, le spigolature di una cronologia da ricomporre come un puzzle infinito sono gli ingredienti al centro di questo lavoro, da cui emerge una geografia umana in cui prevale sempre l’affetto, l’amore anche nei confronti e in qualche rilievo magari non esemplare, attraverso cui disegnare l’identità di un essere terrestre, non quella di un santo.
“Amico Faber” non è dunque una biografia per voce sola, piuttosto un coro dissonante e senza intenti di solennità che attraversa Genova, la Sardegna, i concerti, i media, l’anarchia e altro ancora; un complesso di voci che si richiama ai sorrisi, ai fantasmi, alle idiosincrasie, agli andirivieni intellettuali, agli spiazzamenti intellettuali, alle sorprese, di un poeta della canzone. Dopo avervi segnalato che prefazione e ultima parola del volume sono firmate nell’ordine da Wim Wenders e Morgan, chiudo con le parole (centellinate in modo esatto, ricordate?) dello stesso De André che, interrogato nel 1985, sull’annosa dicotomia canzone leggera/canzone d’autore - e sulla possibile letterarietà di quest’ultima – teorizza così (pag. 207):
Penso che il confine sia difficilmente definibile da un punto di vista strettamente oggettivo. È solo soggettivamente che può essere fatta una tale distinzione, cioè solo dall’analisi della diversa qualità espressiva che viene soggettivamente fornita dai diversi autori e soggettivamente recepita dall’ascoltatore. È un po’ come dire che non esistono in astratto una canzone maggiore e una canzone minore, esistono semmai canzonettari maggiori o minori; quanto poi una canzone, se pur scritta da un artista chiamiamolo “maggiore” possa avere in sé elementi che possano farla assurgere a dignità letteraria, questo è un problema la cui soluzione preferisco lasciare ai critici che dovrebbero in ogni caso tenere presente come le canzoni meglio riuscite siano solitamente quelle che riescono a creare un sostanziale equilibrio tra i suggerimenti mnemonici ed emozionali della cultura classica e quelli della cultura popolare; credo che proprio in questo compromesso stiano in fondo il senso e la funzione della forma espressiva chiamata “canzone".
Il libro ha una veste grafica molto accurata ed è corredato da foto.
Amico Faber. Fabrizio De Andrè raccontato da amici e colleghi.
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