Amigdala Mandala
- Autore: Loer Kume
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2023
L’amigdala, nucleo del lobo temporale del cervello umano, ha il compito di mediare le emozioni nel sistema nervoso, una vera centralina che attiva risposte emotive soggettive agli stimoli provenienti dall’esterno. Il mandala (disco o cerchio, in sanscrito) è un disegno complesso a forma circolare che muove da un punto prospettico, configura uno spazio orientato attorno a un centro e nelle filosofie orientali rappresenta la centralità dell’universo. Amigdala Mandala è la raccolta di racconti di uno scrittore albanese, Loer Kume, pubblicata ad aprile da Besa Muci Editore (Nardò-Lecce, 2023, collana “Passage”, 128 pagine), nella traduzione di Valentina Notaro e Klivia Mullaj.
Uno stile unico quello del quarantenne albanese, non solo scrittore anche sperimentatore. Nato a Durazzo nel 1982, si è rivelato dai tempi del liceo, vincendo fin d’allora premi letterari. Dopo la laurea in medicina a Tirana nel 2011, è uscito il primo libro, LUX. Nel 2015, in collaborazione con altri autori, ha pubblicato un’antologia di poesie e arti visuali. Nel 2017, dopo un lavoro di otto anni, è stata la volta del romanzo Breve storia del Caos, prima di Amygdala Mandala, vincitore del premio letterario Kadare nel 2019.
Occorre rifarsi allo stesso Loer per un’interpretazione autentica del titolo.
L’antico spirito è arrivato e mi ha sorpreso a curare i miei racconti. La creatura più antica al mondo ha colpito la mia mente e ha riecheggiato nella mia testa e nel mio corpo come un mantra: ’Amigdala Mandala, Amigdala Mandala, Amigdala Mandala’. E ho compiuto così la più recente scoperta tra tutte le creature scoperte dall’uomo pensante.
Dal profondo del cervello, dice, dal centro del sistema limbico chiamato amigdala, nascono milioni di pensieri e azioni “che entrano ed escono da creature e persone”. Guidati dalle brutali emozioni primarie, si diffondono come infiniti mandala “che collegano universi diversi in tempi diversi, rendendo possibili gli eventi”, dando il via a quanto accade.
Allo stesso modo, come “fili, i coni tubolari di Amigdala Mandala” entrano ed escono da lui, tessendo e cucendo questi racconti, che giorno dopo giorno, ora dopo ora, legano i personaggi ai fatti di questo e di altri mondi.
Attraverso le emozioni (paura, follia, gioia) nascono le attrazioni e le avversioni nei confronti delle creature, la conservazione o l’abbandono dei miei racconti e dei miei personaggi, nascono le storie passate e quelle future, nascono i ricordi, le sensazioni, si risvegliano gli istinti primordiali dell’uomo, fino ad arrivare a progettare un grande piano per l’avvenire. Dando origine, in questo modo, alla vita stessa.
L’Amigdala Mandala, dunque, ha posseduto temporaneamente Loer Kume. Ne ha estratto il primo racconto, “L’Artista” e gli altri nove. Artista è chi vede le cose e la realtà ingrandite o ridotte o non le vede proprio. L’artista raccontato è miope, schizofrenico, paranoico, pazzo, trasforma ogni cosa in funzione della realtà, anche la realtà stessa. È capace di creare se stesso. Ma come?
Non c’è paragone con altri scrittori. In questi racconti non c’è contemporaneità di tempo e di luogo, non c’è coerenza, a volte manca la trasparenza a volte ce n’è troppa. Lo stesso per la comprensibilità: la gamma è ampia, dal criptico al cristallino, dall’ermetico al comunicativo-emotivo. Quanto ci sia di albanese nel suo modo di scrivere o quanto sia lontano dalla letteratura schipetara non è facile da giudicare per un italiano.
Alcuni racconti sono istantanei, due pagine, quattro, altri un po’ più lunghi, qualcuno più ampio. I rapporti uomo-donna descritti sono forti e non convenzionali. I generi si attraggono, si respingono. Comunicano, non comunicano. Entrano in collisione, scavalcano la vita e la morte.
La raccolta finisce con il più breve dei racconti, anche il più acido. È perfido ignorare un messaggio in bottiglia arrivato chissà da dove, inviato non si sa quando, da chi e in quale situazione. È crudele lasciar perdere quella probabile richiesta di contatto con il mondo.
“Fiamma” è l’ultimo di dieci racconti, appena due righe e poco più, centosessantanove battute in tutto.
Caro sconosciuto, ieri ho trovato la tua bottiglia, mentre passeggiavo lungo la riva. Ho tirato fuori la lettera...
Cosa potrà esserci scritto? Una richiesta di aiuto? Un appello, un ultimo saluto, estreme volontà? Frasi che riflettono una situazione drammatica o derivano da un semplice gioco?
I messaggi in bottiglia sono comunque un pezzo di vita, felice, infelice, neutro, di qualcuno. Un medico bolognese ne ha collezionati quasi novecento dal 2005, ritrovati sulle spiagge dell’Adriatico.
Il primo conteneva soltanto insulti, uno è arrivato da Nottingham, caduto in mare dopo un volo di oltre duemila chilometri, appeso a un palloncino lanciato dai bimbi di una scuola materna. Sull’isola germanica di Amrun, una pensionata ha ripescato una bottiglia con un messaggio in inglese, tedesco e olandese. Risaliva a un secolo esatto prima, affidato al mare da un’associazione di biologia di Plymouth.
Ma come termina il racconto minimo?
Ho tirato fuori la lettera e l’ho bruciata, senza leggerla.
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