Amore e rivolta a tempo di rock. Storia degli hippie, il movimento che ha fatto sognare il mondo
- Autore: Luca Pollini
- Genere: Musica
- Anno di pubblicazione: 2014
1965-1969, più o meno quattro anni di desiderio: la fenomenologia peace & love condensata in una manciata di cifre – inizio e fine del movimento hippie trasversalmente a musica, moda, film, raduni, lsd, idee, viaggi. La faccia antiborghese del grande sogno americano, quella seguita al brusco risveglio della guerra del Vietnam e delle prime proteste no-war nei campus. Quando rivoluzione fa rima con liberazione: sessuale, innanzitutto, libero amore in libero stato, col beneplacito dei nuovi poeti rock, per esempio Hendrix, Dylan, Joan Baez. Dagli USA al resto del mondo, poi, il passo e i sogni restano brevi, al punto che ancora oggi - in un modo o nell’altro, chi bene e chi male - si finisce spesso col riandare (beh, qualcuno almeno ci va) al “flowers power”, il potere dei fiori che ha liberato la fantasia del pianeta, terremotando i capisaldi benpensanti senza nemmeno l’uso di una fionda. Sottolinea Elio Fiorucci (nomen omen, a proposito di fiori), nella sua postfazione a “Amore e rivolta a tempo di rock. Storia degli hippie, il movimento che ha fatto sognare il mondo” (Luca Pollini, No Reply, 2014):
“Non è un caso che sia stato proprio il viaggio la metafora assoluta di quegli anni. Viaggio reale, immaginario, psichedelico, non importa. Un viaggio intrapreso spesso con mezzi di fortuna, che ha portato a scoprire una nuova dimensione di bellezza naturale e spontanea, né omologata né artefatta, sconfinante nell’imperfezione e nella dissonanza, a scoprire la propria sessualità e il piacere dello scambio, del confronto con il gruppo”.
In fatto di aneddotica - teoria e prassi di costume e filosofia flowers children - l’excursus di Pollini (230 fitte pagine illustrate con foto b/n) non (tra)lascia nulla, spaziando ad ampio raggio tra storia, libri, slogan, rock, stupori di una generazione in amore che aveva forse colto il senso della vita e quello della vera rivoluzione. Per dirla adesso, con le parole di Pollini:
“Gli hippie, o Flower Children, colgono l’artificiosità del modello proposto dalla società, rendendosi conto che la felicità veniva contrabbandata e mascherata dal comfort, e mettono a fuoco la monotonia del vivere quotidiano svelando il più radicato tabù della società borghese: il sesso. Si spogliano, non solo fisicamente, di tutti gli stereotipi e fondono la cultura insieme alla politica, insieme alla musica, insieme all’arte”.
Se non sono pensieri salvavita questi...
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