Amori e foglie di tè
- Autore: V. V. Ganeshananthan
- Casa editrice: Garzanti
Alla luce della recente ondata di interesse del grande pubblico verso l’India, i film di Bollywood ed i romanzi dedicati a questo misterioso Paese, un titolo come questo, per il suo richiamo all’amore ed al tè, suggerisce, a chi si trova fra le mani questo libro, l’ennesima storia di forti sentimenti ambientata fra Mumbai ed il Taj Mahal. Suscita quindi ancora più curiosità lo scoprire, nel leggere le note di copertina, che questo romanzo è ambientato in Sri Lanka, Paese, agli occhi del lettore medio, ancora meno conosciuto e più misterioso rispetto a quello indiano. Intriga poi il contrasto, suggerito dalle stesse note, fra il matrimonio d’amore e quello combinato, ed il fatto che lo stesso sia espresso non tanto dall’opposizione fra genitori e figli, quanto dalla divergenza di idee di due ragazze, entrambe giovani e parenti fra di loro. Ci si aspetta una bella saga familiare condita di emozioni forti, di scelte difficili, di tradizioni che imprigionano e di voglia di liberazione.
Invece, purtroppo, il libro risulta poco appassionante e piuttosto pesante da leggere, quando, a parte le premesse, i capitoli estremamente brevi sembrerebbero invece suggerire il contrario. Forse, però, è proprio questa estrema frammentarietà a rendere la lettura faticosa e poco scorrevole. Infatti la storia della famiglia, rievocata dalle conversazioni di Yalini con Kumaran, lo zio morente, non è esposta in ordine cronologico: al contrario, i fatti sono presentati in ordine sparso, con continui flashback che, alla lunga, finiscono per confondere il lettore, ed in modo abbastanza schematico, senza approfondire ragioni e sentimenti, tanto che, alla fin fine, a parte i quattro personaggi principali (Yalini, Kumaran, la cugina Janani ed il padre Murali), gli altri risultano sbiaditi, poco più di una lista di nomi citati nel racconto. A dispetto del titolo, si ha l’impressione di trovarsi davanti a troppi fatti e pochi sentimenti, e questa sensazione è aumentata dall’uso che l’autrice fa del discorso diretto non evidenziato dalle virgolette, una via di mezzo fra discorso diretto ed indiretto che dà alla narrazione un sentore di allontanamento, di distanza nello spazio e nel tempo.
La trama è piuttosto esile: la famiglia di Yalini, per esaudire l’ultimo desiderio di suo zio Kumaran, membro delle Tigri tamil, si trasferisce in Canada con lui e sua figlia Janani: al contrario degli USA, il Canada tollera le Tigri, ed è quindi il posto adatto per permettere a Kumaran di morire in famiglia. Mentre Yalini apprende, dai racconti di suo zio, la vera storia della propria famiglia e dell’opposizione dello stesso Kumaran al matrimonio d’amore dei suoi genitori, Janani, contro il parere del suo stesso padre, si prepara ad un matrimonio combinato con un ragazzo non esattamente perbene. Avrà ragione lei? Non lo sapremo: il romanzo finisce in sospeso, lasciando piuttosto insoddisfatto il lettore. Anche un personaggio come Rajie, che avrebbe potuto rappresentare un punto di forza del romanzo, torna nell’oblio dopo un paio di capitoli. Neppure la questione delle Tigri tamil viene approfondita, ci si limita a qualche accenno ai contrasti dovuti all’occupazione originaria dei territori, a tragici accadimenti di guerra ed alla fierezza dei tamil. E’ molto interessante la parte finale, con la minuziosa descrizione della cerimonia nuziale e la spiegazione delle varie usanze, ma questo non basta a rendere il romanzo avvincente e coinvolgente.
Amori e foglie di tè
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