Andare per la Roma dei papi
- Autore: Giovanni Maria Vian
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2020
"Quanto sei bella Roma, quanto sei bella Roma a prima seeera…"
Roma è bella sempre, con tutti i suoi difetti. È tanta roba, perfino due città insieme: quella Eterna, in cui antico e moderno convivono rendendola unica, e quella della Chiesa, che conta venti secoli della storia millenaria dell’Urbe. Una Roma nella Roma, in cui ci accompagna Giovanni Maria Vian nel libretto vivace pubblicato a giugno nella collana Ritrovare l’Italia della casa editrice Il Mulino: Andare per la città dei papi (160 pagine, illustrato in bianconero).
Un contributo intelligente, in prosa elegante, del docente di filosofia patristica alla Sapienza, che ha diretto l’"Osservatore Romano" dal 2007 al 2018. Uno di casa in Vaticano, tanto da conoscere fino all’ultimo dei sampietrini del piccolo Stato nella grande capitale, il più ridotto al mondo, 44 km2, indipendente dal Regno d’Italia dal 7 giugno 1929, dopo i Patti Lateranensi.
Le relazioni a lungo conflittuali con l’Italia sono centrali nel racconto di Vian. La presa di Porta Pia, con l’irruzione delle truppe tricolori il 20 settembre 1870, ha segnato uno spartiacque nella ventisecolare storia della Roma cristiana.
Indignato dall’annessione manu militari da parte dei Savoia, Pio IX si ritirò con la sua corte ecclesiale all’interno delle mura leonine, aprendo una vertenza col giovane Regno d’Italia che aveva ricongiunto la sua capitale d’elezione al territorio nazionale. Il pontefice e quattro successori si reclusero nel palazzo, per protesta - sempre più blanda da Pio X in poi, fa notare l’autore - contro una conquista militare avvertita come un sopruso, ma che risultava storicamente ineluttabile e segnava la liberazione da un potere temporale in crisi da decenni.
Uno spazio minimo, ma quanto mai composito architettonicamente e artisticamente, incastonato in una città d’arte per eccellenza qual è Roma. La guida di Vian conduce proprio nei luoghi dell’Urbe papale, ad ammirare la sovrapposizione e l’intreccio di stili e gusti senza paragoni al mondo. È sempre sorprendente il breve passaggio dalla Basilica alla facciata tardonovecentesca di Santa Marta, dall’imponenza barocca pietrina alla sobrietà contemporanea. Racconta di una distanza temporale considerevole. Lo scivolare indietro nel tempo diventa vertiginoso sotto il pavimento di San Pietro, che ospita le tombe dei papi dal ‘900 al Medioevo e la necropoli risalente addirittura a Caligola.
Il fattore tempo è una delle chiavi di lettura del viaggio a ritroso del prof. Vian, fino alle origini, all’età Pietro e Paolo, venuti dalla Palestina a edificare la Chiesa di Cristo.
Nella Roma dei papi, dalla piazza dove Francesco celebra l’Angelus si torna alla sepoltura del primo apostolo, laddove tutto ebbe inizio, nell’Ager vaticanus, oltre il Tevere.
In campo artistico, la fine del dominio temporale è stata una calamità. La compressione del territorio ha limitato fortemente la committenza artistica papale - nei secoli precedenti anche cardinalizia - che ha tanto arricchito Roma. Basta l’esempio del monumento al Concilio Vaticano, avviato nel 1869: l’intento era di erigerlo sul Gianicolo, davanti a San Pietro in Montorio, ma l’autoreclusione da settembre 1870 portò a disperdere statue e bassorilievi in diverse collocazioni, lontane le une dalle altre, nel pur piccolo Stato autonomo.
In centocinquant’anni, nella città modellata dai papi le commesse agli architetti sono crollate e in modo sensibile si sono ridotti anche i progetti artistici. Non sono mancati acquisti d’opere d’arte di pregio e costruzioni ecclesiali affidate ad archistar, ma si contano facilmente mentre nei secoli precedenti erano incommensurabili.
Capolavori d’arte religiosa si concentrano in particolare negli anni del pontificato di Paolo VI, che nel 1964 affidò a Pier Luigi Nervi il progetto di un’enorme aula per le udienze, capace di contenere settemila persone.
L’itinerario artistico-architettonico-storico nella Città Stato del Vaticano prosegue tra le meraviglie: la cupola di San Pietro, la Cappella Sistina, le raccolte di tesori in quella cornucopia d’arte che sono i Musei Vaticani.
Si scivola poi all’indietro, agli obelischi egizi, alle catacombe dei primi cristiani e alle tombe di Pietro e Paolo. C’è anche spazio per gli straordinari giardini, anche loro opere d’arte e architettura vegetale e per Castelgandolfo, il Vaticano fuori del Vaticano. Cruciale il confronto tra prima e dopo Porta Pia, che ha cambiato il volto di Roma, con l’impatto sardo critico e criticato dell’urbanistica “italiana” dopo il 1870.
Si parla di papi e si pensa alla residenza nel palazzo apostolico, collegato alla Basilica di San Pietro, ma Vian ricorda a tutti che per un millennio la casa dei pontefici è stata San Giovanni in Laterano, poi il Quirinale, per due secoli e mezzo. Solo dopo il 20 settembre 1870 la sede è stata trasferita sotto il Cupolone.
Tanto sulla copertina che nel testo, l’ex direttore del quotidiano vaticano non trascura il massiccio e identitario Castel Sant’Angelo, nato come tomba dell’imperatore romano Adriano e trasformato in baluardo imprendibile da Bonifacio IX, alla fine del 1300. Un successore, Clemente VII, scampò a spagnoli e lanzichenecchi percorrendo il provvidenziale Passetto di Borgo, difeso coraggiosamente dai mercenari svizzeri. Rimase al sicuro nella fortezza fino alla fine dell’assedio e del Sacco di Roma, che devastò la città nel 1527.
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