Annabella Abbondante. La verità non è una chimera di Barbara Perna

Ebbene, un tempo avevamo a che fare con i magistrati eroi e con i pm d’assalto, e ora invece dobbiamo confrontarci con dei giudici che si preoccupano soprattutto della propria dieta e della mancanza di risme di carta in ufficio. E non è detto che sia un male. Un po’ di leggerezza, talvolta, può anche significare sforzo di prospettiva, ossia una differente sensibilità per il reale. In ciò l’esordio narrativo di Barbara Perna, intitolato Annabella Abbondante. La verità non è una chimera e edito da Giunti, ha una sua dignità narrativa. In pratica, siamo al cospetto di un legal thriller leggero e godibile. Ben scritto, pulito dal punto di vista stilistico, curato nei dialoghi e nel ritmo, diciamo pure perfettamente editato e parecchio lucidato, ma un po’ povero nella sostanza.

Il giallo è più o meno valido, ma la psicologia della protagonista cede spesso alla superficialità. La Abbondante è una donna volitiva e appassionata, grassottella e nervosa, ma le sue avventure familiari ed emotive sembrano più confacenti a quelle di un’adolescente che non a una giudice in carrariera. Anche i personaggi secondari sono tutti un po’ troppo esili, a dire il vero. Nonostante la scrittura appaia ben tesa e sempre funzionale nel mettere in luce l’azione, i contenuti forti, cioè le idee di partenza, non dimostrano grande forza.

Forse l’autrice si è orientata a dei modelli troppo televisivi e pop. Questo il problema di base. Ma la lettura, in fin dei conti, è piacevole, anche se non tutto è da applausi. C’è ironia (non sempre irresistibile od originale, va detto) e un buon lavoro di messa in scena. Poi la scrittura è precisa e quasi sempre elegante. Ed è già qualcosa...

La parte più interessante della storia sta nella ricostruzione della quotidianità della vita professionale del giudice di provincia, alle prese con le scartoffie, i computer che si impallato, i cancellieri tuttofare, le invidie dei colleghi e gli imputati un po’ troppo vivaci. Tutto il resto è contorno un po’ meno memorabile e coinvolgente.

Se il romanzo di Perna è il primo di una serie, dal prossimo capitolo vorremmo più spazio per il thriller e meno pagine dedicate al racconto rosa o sentimentale. Incrociamo le dita, perché la scrittrice promette bene.