Annientamento di Jeff Vandermeer

L’Area X è un luogo incontaminato, affascinante e spaventoso, immerso nel mistero. Numerose spedizioni sono già partite per questo luogo inspiegabile e non tutti coloro che ne sono stati coinvolti sono tornati. Chi di loro è riuscito a farlo non era più lo stesso di prima, come se quella esperienza avesse lasciato su di lui un segno profondo, un graffio impossibile da rimarginare.
Stavolta, però, le persone scelte per la missione hanno in comune una peculiarità: sono tutte donne. Non è dato sapere la ragione di questa singolare scelta e non è dato sapere perché la glottologa, inizialmente destinata a costituire il quinto elemento della spedizione, sia stata poi da essa esclusa. La missione inizia quindi già nel segno della segretezza e dell’incomprensione e si basa sul distacco, quando non esplicitamente diffidenza o addirittura rivalità, che divide le quattro incaricate, che, secondo logica, dovrebbero invece essere unite e rivolte a un obiettivo comune. Perché?

Pubblicato in Italia nel 2015, Annientamento (Einaudi, traduzione di C. Mennella) è il primo libro che compone la Trilogia dell’Area X di Jeff Vandermeer (gli altri sono Autorità e Accettazione) e l’unico a svolgersi interamente all’interno dell’area. Spaventoso e affascinante, è un affresco onirico, il delirio di un poeta maledetto convertito alla prosa, il volo di fantasia di un regista indeciso fra l’horror e la fantascienza, il grido di rivalsa di una natura che si riprende la propria sovranità, trasformandosi in qualcosa di terribile, al quale diventa impossibile resistere.

Le quattro donne che affrontano questo mondo sconosciuto, per quanto appartenente comunque al pianeta Terra, non hanno nome, perché i nomi sono inutili, nella loro missione. La loro comandante è la psicologa, la più anziana, capace di tirare le fila di tutto e tenere a bada le intemperanze delle altre. Vi sono poi l’antropologa, la più pacata e meno convinta di tutte, la topografa, di formazione militare, aggressiva e diffidente, e la biologa, punto di vista e io narrante del romanzo: l’uccello fantasma, come la chiamava suo marito, rientrato da una missione precedente sotto forma di una persona completamente diversa e morto poco dopo.

È anche per lui che la biologa ha deciso di prendere parte alla spedizione, colpevolizzando sé stessa per non essere riuscita a infrangere la propria corazza e ad andargli incontro. Gran parte della decisione, però, è dovuta al profondo amore per la natura della donna, alla sua sete di conoscenza e alla sua ricerca della solitudine e di continue sfide che la portino a superare, ogni volta di più, i propri limiti.

Fin dall’inizio appare chiaro come ogni discussione fra le quattro donne, per quanto in apparenza pacata, assomigli piuttosto a un incrocio di lame. La biologa sviluppa fin da subito una specie di ossessione per quella che lei, con apparente irrazionalità, definisce la Torre, per quanto si tratti di un percorso scavato nella terra. Ma anche il faro che appare in lontananza ha il suo richiamo e nasconde intricati misteri. Fino a dove è possibile spingersi? È possibile uscirne vive?

Con la mente sognante e il fiato sospeso, seguiamo la biologa attraverso lo svolgersi degli eventi, che lei racconta come se tenesse un diario, e viviamo attraverso i suoi occhi e la sua pelle le sue sensazioni. Alla fine, tutto quello che abbiamo vissuto sembra prendere un senso, ma molte domande restano senza risposta: del resto, questo è solo l’inizio della Trilogia dell’Area X.

La natura è al centro di Annientamento , natura che da madre diventa matrigna e trova modi poco ortodossi, perfino violenti, per riprendersi quello che le spetta. Le fa da sostegno la forza del linguaggio, delle parole, che giocano un ruolo oscuro e sinistro, ancorché affascinante, nel suo piano. Ma le frasi indicano la via, come il faro, o servono solo a confondere?