Appetricchio
- Autore: Fabienne Agliardi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Brescia, 7 marzo 2020: due giorni antecedenti l’intero lockdown per l’Italia, in casa Bresciani così si discute:
- Bah, vista la situazione, in effetti potremmo fare un salto -
Un salto: a casa Bresciani era sempre tutto un salto: un salto al supermercato, al mare. Un salto in garage, dal vicino…
Così ha inizio Appetricchio, il romanzo della giovane scrittrice Fabienne Agliardi che la casa editrice Fazi ha saputo riconoscere tra i nuovi talenti letterari.
Il “salto” cui la protagonista Mapi e un suo familiare fanno riferimento non è proprio dietro l’angolo: è un viaggio nel passato lontano sia nel tempo sia nello spazio. Si tratta di un viaggio verso il paese d’origine di Rosà, madre di Mapi, un borgo della Lucania, “Petricchio”, per tutti “Appetricchio”.
Terra di mezzo tra montagna e mare, Petricchio era come Narnia: un posto immaginifico escluso dalle mappe e fuori dalle rotte, diviso dal resto del mondo da un ponte malfermo e da un bosco di serpi.
Nemmeno chi ci abitava sapeva dov’era. Se ne stava ammucchiato nella Chiana Stinnecchia, un pianoro che si stiracchiava per ettari giù giù, fino al mare……
Il resto del mondo si chiamava laffòra e tanto bastava. E così a Petricchio, che non aveva piazze e non aveva vie, era tutto un lannànz e un larrète, labbàsh e langòppa, laddìnta e laffòra.
Con linguaggio colorito ma originale ed efficace, Fabienne Agliardi ci narra le vicende di questo luogo sperduto, dei suoi abitanti sia nativi che acquisiti soprattutto per unioni matrimoniali. Così era avvenuto per la famiglia Bresciani in cui la moglie Rosa, nativa di Petricchio, si era spostata al nord, a Brescia per l’appunto, dopo il matrimonio con Guidodario Bresciani, il farmacista che nello sperduto paese veniva soprannominato “O’ Scienziato”. Dalla felice unione erano nati due gemelli: Mapi, contrazione di Maria Piera e Lupo che nei sogni di Guidodario avrebbe dovuto essere Leone in onore appunto della leonessa d’Italia ma il cui nome invece era stato mutato per volere di Rosa.
- E comunque suonano bene insieme - constatò Rosa. Mapi e Lupo. Senti come suonano bene.
La famiglia Bresciani dall’Ottanta in poi trascorre per anni le vacanze nel piccolo paese non così distante da quel mare al quale, però, nei loro vent’anni a Petricchio, i gemelli Bresciani non erano mai riusciti ad andare, se non una volta sola.
La vita nella comunità dei petricchiesi poteva all’apparenza sembrar monotona ma, come in tanti altri piccoli borghi d’Italia, era assai viva sia per la singolarità di molti abitanti sia per gli eventi che coinvolgevano un po’ tutti.
Era quello che chiamavano l’appetricchiamento: una malia di avviluppamento a usi e costumi, a gesti e parole, a sapori e profumi.
Attorno a Mapi e Lupo ruotano molti personaggi assai caratteristici: tanti si chiamano Rocco, in onore del santo protettore del paese, tanti sono sordomuti ma sulle cause della patologia nulla si diceva e nessuna ricerca era stata fatta. Il luogo di ritrovo era “la Fundana” attorno alla quale i gemelli avevano trascorso tanti anni perché quello era come un “pensatoio a cielo aperto” dal quale passavano tanti dei petricchiesi.
Tra questi c’era nonna Milù, mamma di Rosa e di altre sei femmine; a lei dopo tanti anni di lontananza a Buenos Aires scrive Adelina che le annuncia il suo ritorno. Sarà questa una ricomparsa un po’ ingombrante per alcuni e per Mapi e Lupo un susseguirsi di domande senza risposta, soprattutto in riferimento alla vita quotidiana della donna.
A far da coro agli eventi c’erano le zie maritate, gli zii Rocco Butteglia e Rocco Bidello, i cugini, il Greco che s’era finto morto per fuggire alla guerra, Marisella, Rocco Cantune, Nonno Occhei e tanti altri, tutti accomunati da una vita semplice in cui l’arrivo del telefono e della televisione nelle case pareva a fine anni Ottanta ancora un lusso e una grossa novità.
Ma tra le mura di quel paese, a casa di nonna, si cela il ricordo di un evento che mai sarebbe dovuto accadere. Sarà Mapi a ricordarlo e a rendere i lettori consapevoli di quanto mai si sarebbe potuto immaginare.
La storia è bella, coinvolgente e allo stesso tempo raccontata con quella spontaneità tipica dei luoghi e della gente più semplice, ma non per questo meno arguta.
Fabienne Agliardi non è solo una promessa: con Appetricchio si fa forte la certezza per le sue qualità di scrittrice. Il romanzo è un lungo susseguirsi di palpitanti fotogrammi che, seppur frutto di fantasia, paiono reale racconto di vita vissuta; la narrazione è calata così vivamente nella realtà da rendere i lettori, anche quelli dell’Altitalia o dell’Ininsvizzera, come a Petricchio venivano chiamati, partecipi dei tanti eventi ma anche d’una inaspettata vicenda.
Appetricchio
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