Arrivederci Berlinguer
- Autore: Elettra Stamboulis, Gianluca Costantini
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Becco Giallo
- Anno di pubblicazione: 2013
Come cantava Gaber, qualcuno era comunista perché Enrico Berlinguer era una brava persona (e a questo punto veniva giù il teatro dagli applausi). Di fatto il PCI è morto con lui, ai suoi funerali: giugno 1984, milioni di “orfani” presenti, una folla immensa. Sulla scorta della commozione alle elezioni europee il Partito Comunista stravince e diventa il primo partito italiano. Mai più così in alto, anzi di lì al suo suicidio politico mancano appena una manciata di anni. Enrico Berlinguer era un uomo fatto così, tutto d’un pezzo, rigoroso, forse anche perché vedeva lontano. Nel 1977, nel milieu dello stallo politico e degli anni di piombo, disse: una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana. Sette anni di desiderio più tardi, col craxismo diventato fenomeno di massa, calò l’asso della questione morale: i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. Le sue ultime parole famose, prima di cadere sul campo, a Padova, il 7 giugno di quello stesso anno, durante un comizio.
L’originale apologia berlingueriana che Elettra Stamboulis (sceneggiatrice) e Gianluca Costantini (disegnatore) confezionano per le edizioni Becco Giallo (“Arrivederci Berlinguer”, 2013), comincia proprio dalla fine, dal giorno in cui Enrico Berlinguer inizia a morire in diretta, sotto gli occhi del suo popolo, e con lui muore anche un ideale. Il resto del graphic novel è una sinfonia d’autunno per immagini e parole, si evolve per flashback pubblici e privati, per libere associazioni, stazioni emblematiche di una parabola umana e politica adamantina. La precoce militanza politica, l’ascesa al vertice del PCI, lo strappo con l’Unione Sovietica a seguito dei fatti d’Ungheria, il mancato compromesso storico con la DC di Aldo Moro si intrecciano ai ricordi del cuore dell’autrice, che non fa mistero del come e perché la sua iniziazione politica risulti indissolubilmente intrecciata alla figura di Enrico Berlinguer (è successo a tantissimi, cara Elettra).
L’originale matita di Costantini fa il resto, attraverso un patchwork formale che coniuga fogli di quaderno, immagini di tg, tratti adulti ed altri più infantili, cronache comuniste ed altre di una nazione: ottima la forma e ottima la sostanza di questo libro. E del resto quando si parla di graphic novel a sfondo civile se c’è un nome sul quale puoi scommettere a occhi chiusi, in Italia, è quello della Becco Giallo.
Mi auguro che questo “Arrivederci Berlinguer” possa arrivare soprattutto ai giovani, per imparare che c’è stato un tempo che comunista era un modo di essere di cui essere fieri, tutt’altro che un dispregiativo.
Arrivederci, Berlinguer
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