Assassinio a Villa Borghese
- Autore: Walter Veltroni
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2019
Nella sua nuova rubrica La stroncatura, la nota scrittrice e polemista Michela Murgia, spara a zero, come si suol dire, contro il nuovo romanzo di Walter Veltroni, Assassinio a Villa Borghese, appena pubblicato con grande battage pubblicitario da Marsilio, definendolo bruttissimo, il peggior libro che abbia letto. Per fortuna viviamo in tempi di completa libertà di espressione e dunque ben venga anche una critica così feroce.
Mi permetto di dire anche io qualcosa su questo romanzo breve, con il quale il noto uomo politico ha voluto cimentarsi con il giallo, come la copertina del libro che appare come una citazione dei famosi gialli Mondadori, di buona memoria.
La storia di Assassinio a Villa Borghese (Marsilio, 2019) si svolge a Roma, in un perimetro delimitato da un nome che per i romani è un luogo d’elezione: Villa Borghese, il più vasto parco pubblico della città. I due punti chiave che ho trovato nel libro di Veltroni sono l’amore per la sua città, la nostra e l’attenzione ai perdenti, agli ultimi, ai disadattati. Quando è stato Ministro dei Beni Culturali ricordo Walter Veltroni impegnato a spingere per la riapertura della Galleria Borghese, i cui restauri si trascinavano come troppo spesso accade tra ritardi e inefficienze. Ci fu anche l’inaugurazione della Casa del Cinema, all’interno del parco, salutata dagli amanti del cinema come pure l’istituzione della Festa del Cinema di Roma. Insomma, in quegli anni il Ministro diede impulso alla cultura che sempre fa parte dei suoi impegni politici e personali.
Nel romanzo, un po’ troppo grandguignolesco a mio parere, l’autore dà risalto proprio ai luoghi che gli sono più cari: il Globe Theatre, la Galleria Borghese così piena di straordinari capolavori, la Galleria d’Arte Moderna, Villa Giulia, il Parco dei Daini, il Giardino del Lago, l’hotel Villa Borghese, ora in totale abbandono, che fu la casa di Alberto Moravia. In una sorta di location cinematografica, che risponde alla passione per il cinema dell’autore, ecco muoversi personaggi ritagliati sull’idea che tutti abbiamo di una Polizia di Stato non sempre efficiente, talvolta anzi un po’ sfigata, soprattutto in alcuni commissariati che non somigliano affatto a quelli raccontati nelle fiction tv, dove sono tutti “belli&bravi”.
Gli uomini che vengono affiancati al nostro commissario, reduce da un infortunio professionale e messo da parte per anni, sono patetici alcuni, depressi altri, impresentabili altri ancora. Solo la bella Ginevra emerge, sempre molestata dai colleghi maschilisti e dunque lieta di far parte del nuovo gruppetto dei magnifici sette, che viene messo nel nuovo commissariato, in un luogo dove non succede mai niente. Giovanni Buonvino si troverà invece a fronteggiare orrendi delitti che si susseguono nella mitica Villa Borghese e ovviamente proprio lui troverà il modo di riscattarsi.
Al di là del valore letterario del libro, sul quale non credo che lo stesso autore abbia puntato, mi sono divertita a leggere tra le righe le vere passioni di Veltroni e di una generazione che è anche la mia: i dialoghi nel ristorantino che è quello dove i tre protagonisti del film di Scola, “C’eravamo tanto amati”, consumano la mezza porzione di pasta, tra il commissario e un fotografo giovane e precario, che non sarà mai un paparazzo della Dolce Vita; la Sinfonia numero 5 di Mahler che risuona nel silenzio notturno del Globe, dove Shakespeare rivive grazie a Gigi Proietti e ai suoi giovani attori. La passione per le spider, Morgan, Spitfire, MG, miti degli anni Sessanta, le vignette della Settimana Enigmistica, i palloni Super Santos, si mescolano con un presente non sempre migliore di un passato ricco di memorie e di nostalgia. Forse Veltroni dopo Assassinio a Villa Borghese dovrà lasciar perdere il giallo, un po’ inflazionato per i troppi commissari e investigatori e tornare a raccontarci la speranza di un progetto per gli anni a venire, di cui sentiamo tutti la necessità.
Assassinio a Villa Borghese
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Perchè leggere un libro di un dilettante della letteratura se ci sono tanti capolavori di scrittori veri ancora non letti? Se l’autore non si chiamasse Veltroni il libro forse non sarebbe stato neppure pubblicato.