Audrey mia madre
- Autore: Luca Dotti con Luigi Spinola
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2015
Per Mondadori Electa esce oggi 6 ottobre in libreria “Audrey mia madre” (titolo originale Audrey at Home), scritto da Luca Dotti con Luigi Spinola, volume che ritrae Audrey Hepburn (nata Audrey Kathleen Ruston, Bruxelles 4 maggio 1929 - Tolochenaz 20 gennaio 1993), nella sua veste privata e inedita, osservata attraverso lo sguardo del figlio.
“Non ho mai conosciuto Audrey Hepburn” è lo spiazzante esordio del volume che Luca Dotti, figlio secondogenito dell’attrice, nato nel 1970 dal matrimonio con lo psichiatra italiano Andrea Dotti, ha scritto per chiarire che la protagonista della narrazione non è la grande attrice e diva ma la donna nella sua veste privata, in particolar modo la mamma.
“Per me e mio fratello Sean, nato dal primo matrimonio con Mel Ferrer, è stata la mamma, e basta.”
Audrey aveva deciso di ritirarsi dal cinema all’apice del successo negli anni Settanta, per dedicarsi alla famiglia.
“La nuova felicità era rappresentata per lei dalla casa, dagli affetti familiari”.
Audrey Hepburn, icona di classe e femminilità, era serena nella cucina, luogo di confidenze con i figli, della sua amata villa “La Paisible”, vicino a Ginevra, in Svizzera, nel piccolo villaggio di Tolochenaz dove, brava cuoca, cucinava per i figli e per gli amici più cari. L’antidiva Audrey coltivava il proprio orto e frutteto con cura e attenzione.
“Le verdure a tavola non mancavano mai”
ricorda l’autore. Inoltre la famiglia Dotti preparava confetture, succhi e salse per l’arrosto dagli alberi da frutto come mele, pere, susine e prugne.
“Ho ritrovato un quaderno sfilacciato in cui mamma trascriveva le sue ricette”
scrive Luca. Quelle ricette diventano il filo conduttore del libro che è
“il racconto di ciò che ho vissuto con mia madre e di cosa negli anni credo di aver capito di lei”.
Luca svela che la mamma adorava la pastasciutta, il cioccolato e il gelato alla crema. L’indossatrice ideale, del celebre sarto il conte francese Hubert de Givenchy, amava indossare capi casual e confortevoli.
“La sua libertà era indossare jeans, maglietta e golf”
rivela in una recente intervista il graphic designer Luca Dotti. Dietro gli occhi da cerbiatto di Audrey si nascondeva un cuore grande e nobile come il suo aspetto. Nel 1988 Audrey Hepburn era stata nominata ambasciatrice dell’UNICEF, e fino alla sua morte l’attrice ha viaggiato nei paesi poveri del mondo per offrire la propria testimonianza nei confronti dei bambini vittime della guerra e della fame.
“Sono stata all’inferno e sono tornata indietro”.
Probabilmente la Hepburn riviveva la sua condizione di bambina malnutrita durante la II Guerra Mondiale nella città olandese di Arnhem, occupata dai nazisti. I patimenti e le sofferenze subite dall’attrice avrebbero condizionato la donna per sempre.
“Mamma si portò dentro quei terribili giorni fino alla fine”.
Al lettore la possibilità di scoprire, grazie a duecentocinquanta fotografie in gran parte inedite, aneddoti e ricordi, l’autentica anima dell’interprete della tenera e sognatrice Holly Goligthtly di “Colazione da Tiffany” (1961), di Sabrina (1954), figlia dell’autista di una famiglia miliardaria di Long Island e della Principessa Anna di Vacanze romane (1953) che gira in Vespa per le strade della Capitale con Gregory Peck. Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’Audrey Hepburn Childrens’ Fund, di cui Luca Dotti è il presidente.
“Alcuni pensano che rinunciare alla mia carriera sia stato un grande sacrificio fatto per la mia famiglia, ma non è per niente così. È la cosa che più desideravo fare.”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Audrey mia madre
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