Battle Royale di Koushun Takami

Battle Royale, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1999, è un romanzo che rientra a pieno titolo nel genere distopico, ovvero racconta una realtà sociale e politica inventata che risulta connotata al negativo. La storia si svolge all’interno di un paese asiatico con un forte regime dittatoriale, la Repubblica della Grande Asia dell’Est, il cui governo estrae a sorte ogni anno una classe di terza media per farla partecipare al “programma”, un gioco al massacro in cui gli studenti devono combattere uno contro l’altro fino alla morte. Lo scopo ufficiale di questa lotta, in cui solo l’ultimo sopravvissuto viene decretato vincitore, è una sperimentazione del ministero della Difesa per testare la tempra delle nuove generazioni. In realtà, come emerge dalla riflessioni dei giovani partecipanti, il programma è solo una delle tante forme di esercizio del potere in maniera coercitiva da parte del governo dittatoriale, una sorta di monito costante a chiunque pensi di sovvertire l’ordine costituito.

Lo scrittore Koushun Takami riesce a rendere benissimo la violenza e la disperazione dei 42 studenti della classe terza B di Shiroiwa, scelti per partecipare al blindatissimo programma sull’isola di Okishima. C’è chi decide di accettare la logica folle del gioco e di uccidere per paura, disperazione o crudeltà innata e c’è chi cerca di sottrarsi il più possibile da una simile tortura fisica e psicologica lottando per trovare un’impossibile alternativa. Non mancano descrizioni feroci di quello che accade, eppure Takami non dimentica mai di accompagnare all’orrore degli scontri momenti di riflessione e di critica a quei regimi politici che si propongono di annientare la libertà dell’individuo.

Lo stile pulp e l’importanza delle tematiche toccate hanno reso questo libro un vero e proprio fenomeno editoriale in Giappone, dove è diventato fonte di ispirazione per film, manga e videogiochi. Battle Royale ha comunque esercitato una notevole fascinazione anche al di fuori dei confini nazionali, guadagnandosi un posto di tutto rispetto accanto a capolavori del genere distopico come Il signore delle mosche e 1984.