Borgo Propizio di Loredana Limone

Divertente, ironico, originale il romanzo di Loredana Limone pubblicato a maggio 2012 da Guanda, dal titolo ben augurante "Borgo Propizio". Borgo fa pensare ad una sperduta località di provincia, forse nel centro Italia, luogo nel quale effettivamente si svolge la storia, suddivisa diligentemente in 45 brevi capitoli, i cui titoli ci orientano con chiarezza nel dipanarsi della trama. La struttura del romanzo non fa perdere il lettore, che segue con attenzione l’avvicendarsi di personaggi, avvenimenti, colpi di scena, sorprese che l’autrice riesce a mescolare creando una piccola suspense pur nel clima sonnolento della cittadina, dove tutti si conoscono e sembrano saper tutto di tutti.

Mariolina e Marietta, due sorelle destinate ad un sicuro zitellaggio, interrompono il loro ormai predestinato futuro; la giovane Belinda riesce ad esaudire il suo sogno di metter su una latteria; i suoi genitori, separati con suo grande dolore, forse torneranno insieme; Ruggero, un po’ seduttore di provincia, un po’ piccolo imbroglione, troverà l’amore della sua vita. Queste e altre storie si inseguono nella piacevole prosa di Loredana Limone, coinvolta dai suoi tanti personaggi, tutti con una loro particolarità che ce li rende vicini e simpatici: la signora Elvira, sua figlia Ornella, la bella Claudia, l’avvocato Cesare, la zia Letizia, la cameriera sudamericana e, personaggio muto ma presente, mito di molte attempate signore, il Gran Musicante, al secolo Gianni Morandi. Dalla sua prima canzone di successo, “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, Loredana Limone sembra prendere le mosse per costruire la sua storia incentrata proprio sul latte: la venticinquenne Belinda, infatti, dopo aver studiato e aver lavorato in un ufficio, si sente stretta in quella realtà e sogna di aprire una latteria, dove regalare a sé e ai suoi concittadini del piccolo borgo dimenticato un’autentica novità commerciale: non wine bar, non happy hours, non fast food, non coffe house, non una scimmiottatura dei locali alla moda, ma un luogo di incontro originale dove consumare dolci e specialità al latte, in cui “Belinda veniva trasportata, attraverso una dolcissima via lattea, su un universo parallelo dove si sentiva molto, molto a suo agio”.

Un romanzo sulla ritrovata comunità di provincia che, pur tra gli immancabili gossip, le piccole maldicenze, le gelosie, i fraintendimenti, si dimostra una realtà sociale forte e coesa, capace di dare un senso alla disgregazione che troppe volte viene denunciata dalla cronaca nera di questi anni difficili. Un romanzo controcorrente, positivo, che ci fa ancora sperare nella possibilità di un futuro più semplice per la società italiana così sofferente e frammentata. Il personaggio di Belinda, per formazione ed età, gusti ed aspirazioni, appare la metafora giusta di tale speranza.