Breve storia del libro manoscritto
- Autore: Marilena Maniaci
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Breve storia del libro manoscritto, il piccolo manualetto scritto da Marilena Maniaci, professoressa ordinaria di Storia del libro manoscritto all’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale, uscito nella collana “Bussole” dell’editore Carocci, si presta a essere un utile strumento introduttivo per tutti gli studenti o i professionisti che iniziano ad approcciarsi alla codicologia e alla paleografia, nonché per tutti coloro che faranno dei libri, e in particolare dei manoscritti, l’oggetto principale della loro professione, come archivisti, bibliotecari o filologi.
Il volume, nella sua estrema brevità, riesce comunque a essere esaustivo e completo, toccando, seppur velocemente, tutti gli snodi fondamentali della storia del libro manoscritto, dalle origini fino a oggi, e i principali problemi che riguardano lo studio di questa disciplina. È chiaro che il taglio introduttivo della collana non ha permesso all’autrice di scendere troppo nei dettagli, ci troviamo quindi di fronte a un testo utile per i neofiti della materia, i quali, se vorranno, potranno approfondire i temi trattati partendo dall’essenziale (ma fondamentale) bibliografia offerta alla fine del volume.
La storia del manoscritto viene raccontata tenendo conto di tutti i tipi di supporto che si sono utilizzati nel tempo, ma prestando una maggiore attenzione alla forma del codice.
La trattazione è suddivisa in cinque capitoli, che a loro volta si articolano in più paragrafi. Il primo capitolo, “Leggere” il libro manoscritto, (pp. 7-18) ha una funzione introduttiva dal momento che, innanzitutto, tenta di spiegare al lettore l’importanza e la finalità della disciplina, mettendo soprattutto in evidenza come il manoscritto non sia semplicemente un contenitore, ma
«anche un oggetto culturale complesso e dinamico che riflette, nel suo aspetto e nella sua struttura fisica, i cambiamenti subiti in un lungo arco di secoli» (p. 7).
Segue un accenno alla storia del libro manoscritto, dalle sue origini fino all’invenzione della stampa, per proseguire poi con l’illustrazione delle principali fonti storiche che possono fornirci informazioni, e degli strumenti di ricerca fondamentali, tracciando un rapido schizzo sulla storia della disciplina e sulle sue prospettive future.
Il secondo capitolo, Scrivere, leggere, custodire, (pp. 19-44) si concentra sull’allestimento, la fruizione e la conservazione dei manoscritti nelle varie epoche e nei vari contesti sociali. L’autrice scandisce quattro grandi periodizzazioni: l’antichità greco-romana, l’alto medioevo, il basso medioevo e l’età umanistico rinascimentale, a ciascuna delle quali corrispondono, a grandi linee, specifiche dinamiche di allestimento, lettura e conservazione bibliotecaria. Un intero paragrafo è dedicato a un punto critico della storia del manoscritto: il passaggio dal rotolo al codice, una progressiva sostituzione, «compiutasi fra il I e il IV-V secolo nel corso di un processo lungo, complesso e non lineare» (p. 26), una questione che ancora oggi si trova al centro di un acceso dibattito e che ha prodotto numerose teorie per cercare di spiegare le ragioni di tale cambiamento. Infine, ci si sofferma, negli ultimi due paragrafi, sull’ambiente monastico, che nell’alto medioevo era il luogo principale in cui si producevano i manoscritti, 2 e sullo spazio urbano, che si afferma come luogo di produzione e diffusione di manoscritti soprattutto nel basso medioevo intorno alla nascente borghesia, agli ambienti universitari e, successivamente, umanistici.
Con il terzo capitolo, La fabbrica del manoscritto, (pp. 45-90) si entra nella sezione più ampia e più tecnica del volume. È proprio qui, infatti, che l’autrice passa a illustrare le varie tipologie di supporti scrittorî e di strumenti di lavoro, soffermandosi sulle tecniche e i materiali di produzione del codice. Si va dalla preparazione dei fogli di pergamena, a quella degli inchiostri, dalle tecniche di scrittura e di miniatura, fino alle tipologie di legatura e di conservazione dei codici. Non manca, poi, la trattazione della struttura interna del manoscritto, dell’architettura della pagina e dei tipi di fascicolazione. Tali tecniche di produzione, in certi casi, potevano essere molto varie a seconda del luogo e del periodo storico. Anche in questo caso il poco spazio non ha permesso di scendere troppo nei dettagli vista l’ampiezza dell’argomento, tuttavia, seppur in breve, il libro riesce a rendere l’idea di questa complessità e di questa varietà, soffermandosi soprattutto sulle tecniche e le tipologie più diffuse e comuni.
Il quarto capitolo, Usi, lettori, tipologie, (pp. 91-106) passa dall’oggetto al suo contenuto e ai suoi fruitori. La prima tipologia di libri che viene trattata è quella di carattere sacro e liturgico, infatti, come l’autrice fa notare,
«contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le opere di autori classici, e più in generale i testi profani, sono soltanto un’esigua minoranza della letteratura tramandata dai manoscritti, […] la stragrande maggioranza dei libri prodotti, e di quelli superstiti, contiene scritti di natura religiosa» (p. 91).
Tra questi ovviamente spicca la Bibbia, ma anche messali, libri di preghiere, breviarî, vite di santi o raccolte di sermoni. Uno spazio importante, però, spetta alla tradizione dei classici, molti dei quali saranno scoperti e copiati in epoca umanistica, ma che comunque sopravvivevano nel medioevo soprattutto nel canone di autori latini che veniva studiato nelle scuole. Con il fiorire delle università nel medioevo, si diffuse anche la tipologia del libro universitario, soprattutto con libri di carattere giuridico, medico o teologico. L’ampia richiesta di questi volumi fece sviluppare, tra XIII e XV secolo una specifica modalità di moltiplicazione dei libri, nota come “pecia”, in particolar modo nei grandi centri universitari quali Bologna e Parigi. Una delle novità più significative che caratterizzano la cultura scritta tardomedievale fu la comparsa dei codici contenenti testi in volgare. Al loro interno era possibile trovare le prime opere letterarie scritte in lingua volgare, come i componimenti dei trovatori o i testi di autori come Dante, Petrarca e Boccaccio, oppure codici popolari in volgare con opere di edificazione e di preghiera. Infine, un’ultima tipologia era quella del libro umanistico. Gli umanisti, infatti, furono molto critici verso i difetti di illeggibilità dei libri universitari, e scelsero di adottare una scrittura molto più chiara:
«il libro umanistico, scritto in latino e in littera antiqua e destinato alle biblioteche dei dotti, ha caratteristiche sostanzialmente omogenee e nettamente antitetiche rispetto alla tradizione libraria coeva» (p. 106).
Il quinto e ultimo capitolo, dal titolo Il manoscritto nel terzo millennio (pp. 107-123), infine, considera il ruolo del libro manoscritto oggi. Già con l’invenzione della stampa, il manoscritto iniziò a perdere sempre di più
«il proprio carattere di oggetto d’uso, per trasformarsi in prezioso cimelio del passato, oggetto di conservazione, di ricerca e di studio» (p. 107).
Nel capitolo viene dato particolare spazio al lavoro degli studiosi. Si parte dalla descrizione accurata del manoscritto, da cui non si può prescindere per avere una buona conoscenza dell’oggetto, alla sua riproduzione, dal fac simile alla copia digitale, strumento indispensabile per poterlo diffondere limitandone gli usi diretti che col tempo potrebbero rovinarlo. Un ultimo spazio è dedicato poi alla conservazione e al restauro dei codici, operazioni delicatissime che richiedono grandi competenze. Il manoscritto è un oggetto fragile che deve essere custodito con estrema cura e attenzione, ma, precisa l’autrice:
«l’idea 3 che la consultazione dei codici ne acceleri il degrado è erronea e superata: il libro medievale è un oggetto fatto per durare nel tempo e gli esemplari troppo a lungo non aperti da nessuno, sottratti alla verifica sistematica del loro stato di conservazione, corrono rischi ben maggiori di quelli periodicamente richiesti e sfogliati» (p. 120).
Grazie alla sua chiarezza espositiva unita alla concisione, non facile da realizzare per argomenti così vasti e complessi, il volumetto soddisfa in modo adeguato le funzioni per le quali è stato pensato: introdurre i meno esperti nel mondo e nella storia dei manoscritti, accompagnati per mano da una specialista di prim’ordine.
Breve storia del libro manoscritto
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