C’era una volta la sinistra. Errori, rimpianti e speranze nel racconto di Occhetto, Bertinotti, D’Alema e Bersani
- Autore: Antonio Padellaro, Silvia Truzzi
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Elezioni politiche del 1976: il Partito Comunista Italiano conquista, alla Camera dei Deputati, 12.616.650 voti, pari a una percentuale del 34,37%. Elezioni politiche del 2018: il Partito Democratico, di nuovo alla Camera, mette insieme 6.161.896 voti (18,76%). Certo, non è un raffronto del tutto calzante: il PD non è erede del solo PCI, anche se possiamo considerarlo il suo discendente più prossimo, senza considerare le varie scissioni succedutesi negli anni e le tante sigle che continuano a prosperare a sinistra del partito di Nicola Zingaretti. Non sarà calzante come raffronto, è necessario ribadirlo, però, possiamo considerarlo illuminante.
Alla stregua di quei freddi numeri. Di conseguenza, è legittimo chiedersi: come ha potuto la sinistra italiana perdere per strada così tanti consensi? Ha ancora senso parlare di sinistra nel nostro Paese? Chi sono i colpevoli di un crollo così fragoroso?
In C’era una volta la sinistra. Errori, rimpianti e speranze nel racconto di Occhetto, Bertinotti, D’Alema e Bersani (Paper FIRST, 2019), Antonio Padellaro e Silvia Truzzi, autorevoli firme del Fatto Quotidiano, hanno cercato di rispondere agli interrogativi di cui sopra intervistando quattro personaggi che hanno rivestito ruoli chiave all’interno dell’area progressista tricolore: Achille Occhetto, l’ultimo segretario del PCI, Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione Comunista, Massimo D’Alema, primo presidente del consiglio (e probabilmente ultimo…) ad aver militato nel Partito Comunista Italiano e Pierluigi Bersani, quello della “non vittoria”. Confessioni a ruota libera, immerse tra ricordi, rimpianti, giudizi al curaro, accuse più o meno centrate.
Si ricorre spesso al termine “complotto”, si soppesano i fallimenti e le (poche) vittorie, riemergono rivalità mai sopite. Il quadro che ne esce è quello di una sinistra incapace di conservare e gestire il potere, scossa da una litigiosità sciocca, via via sempre più lontana dal suo popolo e dalle generazioni più giovani. Occhetto, Bertinotti, D’Alema e Bersani possono equamente dividersi le colpe di tale e tanta assennatezza. Padellaro e Truzzi sono bravi a stuzzicarli, al netto di una certa impermeabilità alle critiche. Occhetto, per esempio, nega di aver sottovalutato il parvenu Silvio Berlusconi, Bertinotti (l’unico dei quattro a non aver mai fatto parte del PCI) difende a spada tratta un atteggiamento barricadero utile, più che altro, a restituire il Paese alle destre, complice la sfiducia al primo Governo Prodi. E se D’Alema fa spallucce sui troppi errori commessi dal suo esecutivo, Bersani non trova niente di meglio che minimizzare l’evidente (e innegabile) svolta neoliberista del PD, della quale è stato uno dei più fieri sostenitori ed esecutori.
È sufficiente leggere C’era una volta la sinistra per meglio comprendere la fine, perché di fine si tratta, della tradizione progressista e post comunista italiana. Sfogliarne le pagine è tragico e divertente allo stesso tempo, ma soprattutto sublima una certezza: che dopo la morte di Enrico Berlinguer, ai piani alti di Botteghe Oscure più di qualcosa sia sfuggito di mano.
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