Casa Lampedusa
- Autore: Steven Price
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2020
La Casa Editrice Bompiani del Gruppo Giunti ha pubblicato, nella Collana “Narratori Stranieri”, Casa Lampedusa (2020, titolo originale Lampedusa, traduzione di Piernicola D’Ortona e Maristella Notaristefano) del poeta e scrittore canadese Steven Price, più volte premiato per le sue raccolte di versi e che insegna poesia e scrittura all’università di Victoria in British Columbia, dedicato agli ultimi anni di vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, 23 dicembre 1896 – Roma, 23 luglio 1957).
Tomasi, è stato uno scrittore e nobile italiano, cui piaceva la solitudine, fu autore del noto romanzo Il Gattopardo, pubblicato postumo nel 1958 e dal quale venne tratto l’omonimo film diretto da Luchino Visconti, interpretato da Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa e Rina Morelli.
“Di Lampedusa era principe ma, come tutti i principi di quell’isola, non aveva mai visto le sue sponde e mai vi aveva messo piede”.
Palermo Gennaio 1955. Il principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ogni mattina, uscito sulla terrazza di via Butera, se ne stava lì a scrutare il giorno nascente, voltando le spalle alla Sicilia, e al mare del Sud e a quella fiammeggiante isola del suo sangue. Il principe non amava Palermo, città dove era nato e dove secondo il suo pensiero sarebbe morto, amava l’Inghilterra, amava Parigi e aveva persino amato come uno sconfitto i suoi patimenti nei campi di prigionia austriaci durante la Grande Guerra.
Da quando gli americani avevano liberato la Sicilia, viveva con la moglie di origine lettone, Alessandra (Licy) Wolff, nella metà di un piccolo palazzo che sorgeva nel centro storico di Palermo, nella stretta via Butera, con le finestre invetriate dirimpetto al mare. Questa era la sua abitazione, ma non era la sua casa. La sua casa era stata centrata da una bomba caduta nell’aprile 1943. Di Palazzo Lampedusa restava solo una metà, tragico simbolo di un passato fastoso che mai sarebbe ritornato, e in quella metà la madre del principe, donna dalla forte personalità, aveva trascorso l’ultimo suo anno di vita.
La guerra aveva distrutto tutto, non solo dal punto di vista materiale. Il vecchio mondo di Palermo, al quale la principessa di Lampedusa non era attaccata, era scomparso. Alessandra, figlia del barone Boris Wolff von Stomersee e della cantante italiana Alice Barbi, era coltissima, appassionata di letteratura, l’unica donna psicoanalista in Italia, e lavorava fino a notte coi pazienti nella biblioteca storica, e il Principe l’amava anche per la sua intelligenza. Quel giorno di fine gennaio il dottor Coniglio aveva chiamato il principe nel suo studio. Il risultato della spirometria era chiaro: enfisema, malattia cronica il cui decorso non si poteva arrestare. L’unica vera cura era eliminare il fumo. Una vita di studi e di scritture, ed ecco che era giunto il declino, e il grande capolavoro era ancora da scrivere.
“Lui, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, non aveva creato nulla”.
L’autore coglie in queste pagine di rara finezza, un uomo malato, crepuscolare, arrivato agli ultimi anni di vita, il quale teme che tutto possa svanire con lui, e di sé non resti nulla nella memoria di chi resta. Quello che ora camminava per le vie della città era un uomo diverso, un uomo non libero, oppresso a causa delle sue perdite, come il Palazzo Lampedusa. Stendhal, l’autore preferito del principe di Lampedusa aveva scritto, che ogni uomo, per quanto insignificante, avrebbe dovuto lasciare qualche cronaca del tempo trascorso su questa terra, una raccolta di ricordi ed esperienze. Era quella la sola vita eterna. Tutto ciò che il principe aveva conosciuto, le grandi case della sua infanzia, i ricordi, le paure, le fugaci fioriture primaverili sugli alberi di St James’s Park a Londra, tutto sarebbe svanito con lui. Ma l’immagine di copertina che ritrae un fiero gattopardo, felino africano che ricorda il titolo di un celeberrimo romanzo che narra le trasformazioni avvenute nella società in Sicilia durante il Risorgimento, dal momento della fine del regime borbonico alla transizione unitaria del Regno d’Italia, seguita alla spedizione dei Mille di Garibaldi, indica che così non sarà.
“Ma non ci sono gattopardi in Sicilia, Giuseppe. Lui si schiarì la voce. Non più”.
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