Casta diva
- Autore: Gerolamo Rovetta
- Genere: Politica ed economia
- Anno di pubblicazione: 2014
“Opportunisti irresoluti, ambiziosi e... paurosi! Nient’altro che interesse, vanità e paura! Hai capito?”
“Sissignore”.
“Il partito, il paese, l’ordine, le istituzioni! Hanno tutto sotto la suola delle scarpe quella gente là! Hai capito?”.
“Sissignore”.
Non è lo sfogo di un parlamentare onesto della XVII Legislatura del nostro Paese, disgustato dall’ennesimo scandalo Mafia Capitale che sta in questo periodo coinvolgendo politici e criminalità organizzata romana. La maxi operazione della Procura di Roma denominata Terra di mezzo ha portato all’arresto di ventotto persone mentre sono trentasette gli indagati. Il cittadino/elettore/lettore si domanda allibito e sdegnato cosa ne avrebbe pensato il giovane Ministro delle Poste e Telegrafi, Sua Eccellenza Gerardo Parvis, protagonista del romanzo breve di Gerolamo Rovetta (Brescia 1851-Milano 1910).
“Casta diva”, uscito nel 1903, viene ora rieditato dalla casa editrice romana Studio Garamond nella collana Supernova curata da Michele Vaccari, che ha l’obiettivo di riscoprire i capolavori scomparsi della letteratura italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento. Parvis con uno scatto d’orgoglio pronuncia il suo “non ci sto!” e dà le dimissioni e il volume è la triste, patetica e sconsolata testimonianza che nel sistema politico italiano nulla è cambiato da allora e forse mai cambierà. L’ex Sua Eccellenza Parvis, nauseato dalla debolezza dei suoi onorevoli colleghi che non hanno avuto “né il coraggio di tener testa all’ostruzionismo, né l’abilità di disarmarlo”, dopo aver offerto le proprie dimissioni è fuggito da quella capitale corrotta specchio di un giovane Regno già infetto, verso il suo personale Aventino. All’uomo politico era stato dato quel portafoglio secondario, perché in Italia, “dove tutto va innanzi per anzianità”, era parso troppo giovane per un ministero più importante. Ora, accudito dal fedele anziano domestico Prospero, Parvis urla tutta la sua amarezza paragonando i componenti della Camera dei Deputati a “un branco di pecore, di nullità, gonfi di quattrini, di boria e d’ignoranza” perché “dove manca il carattere, la cultura, abbonda la sfacciataggine e la violenza”. Quattro ossessi ostinati e prepotenti, a furia di parole e scenate sono riusciti a impedire alla Camera di compiere il suo diritto/dovere: “Quello di fare le leggi!”. Gerardo quindi ha piantato tutto e tutti, un gesto il suo d’inaudita coerenza, che contrasta con quel “sottobosco” politico, il quale con il suo comportamento svilisce il Paese e le Istituzioni che lo rappresentano.
“Avranno capito adesso che non facevo per burla, allorché ripetevo loro che io con i timidi, con i conigli non ci sto, assolutamente non ci sto!”.
Il verista Gerolamo Rovetta, scrittore e drammaturgo autore di romanzi, racconti e opere teatrali, vissuto a lungo in Veneto dove aveva risentito degli influssi meneghini della Scapigliatura, nel romanzo che inventò l’antipolitica, con uno stile graffiante e ironico, fa sua la lezione naturalista francese dei maestri Emile Zola e Alphonse Daudet. È sconsolante notare che già nei primi anni del XX Secolo la politica era percepita come un’occasione di guadagno, “un mestiere che arriva senza dover studiare, senza curriculum ed esperienza”, come ha recentemente ricordato Roberto Saviano (Il Paese che vive nella Terra di mezzo, Repubblica, 5/12/2014). Ben vengano, dunque, figure letterarie di uomini come Gerardo Parvis, che considerano la politica come una missione laica da portare avanti con onestà e disinteresse.
“Contro l’ordine, contro lo stato presente, contro le Istituzioni sono d’accordissimo sempre, tutti, come un uomo solo! E qualche volta riescono sempre simpatici per la loro audacia, e hanno ragione di rider di noi e non lasciarci più nemmeno il diritto di parlare!”.
Casta diva
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