Charlotte Brontë. Il Diario di Roe Head 1831-1838
- Autore: Alessandranna D’Auria
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Charlotte Brontë (1816-1855) è nata e ha vissuto nel nord dell’Inghilterra, nell’ombrosa e selvaggia brughiera dello Yorkshire. Questo paesaggio così suggestivo ha certamente influenzato lo stile di vita ma è stato anche uno stimolo per la sua produzione letteraria.
“A cosa valeva il sacrificio di vivere relegata in quella terra di grigio invernale nel perenne del nostro immaginario, se poi nessuno apprezzava il significato delle sue parole?”
Stesso discorso per le sorelle Emily e Anne, e l’irrequieto fratello Branwell. Una fantasia che ha prodotto il grande romanzo “Jane Eyre” e non solo: perché quello che ha realizzato è più vasto di ciò che comunemente si pensa o si sa, e Alessandranna D’Auria con “Charlotte Brontë. Il Diario di Roe Head 1831-1838” (Flower-ed, 2018, pp. 200, euro 15,00) ci permette di conoscere meglio la famosa scrittrice, soprattutto in riferimento ad un determinato e poco conosciuto periodo della sua esistenza.
Tale obbiettivo viene realizzato nel lavoro in esame ˗ che non ha lo stile tipico del saggio ˗ attraverso l’analisi del cosiddetto Roe Head Journal, tradotto per la prima volta integralmente in italiano. Più che un diario si tratta di un giornale di appunti poiché non si può parlare di vere e proprie confessioni, perlomeno non del tutto: non troviamo svelati grandi segreti ma
immagini che sembrano fotografie, attimi di fantasia indotta, cosciente e visionaria, immagini che la memoria non deve dimenticare.
Un testo legato ad Angria che è il nome che gli studiosi moderni danno agli scritti giovanili di Charlotte e di suo fratello ma, si badi bene, lo si considera indipendente da esso proprio per le sue caratteristiche. Di questa fase è rimasta una gran quantità di poesie e prosa che sono considerate la base su cui costruirà i suoi romanzi e contemporaneamente fungono da passaggio tra gli scritti giovanili e quelli della maturità.
Ma cos’era Roe Head? Era la scuola dove la Brontë studiò e dove poi insegnò; fu suo padre, un modesto pastore protestante, il Reverendo Patrick, a volere fortemente una buona istruzione per le figlie, intellettualmente più dotate delle loro coetanee.
L’epoca di cui stiamo parlando non fu sempre uguale per la narratrice: innanzitutto perché quella scuola fu amata e odiata allo stesso tempo e per diversi motivi; poi vi conobbe due ragazze, Ellen Nussey e Mary Taylor, diversissime tra loro, che diventarono molto importanti per lei e furono le destinatarie e le mittenti di tante lettere che contribuiscono a delineare il suo carattere e la sua personalità.
La saggista ricostruisce con chiarezza le dinamiche del rapporto, nonostante queste paiano abbastanza complesse, che si era instaurato fra le tre donne, evidenziando altresì le dispute legali che nacquero in merito alla pubblicazione della corrispondenza, considerato che lo scambio epistolare tra Charlotte e Mary è stato distrutto da quest’ultima forse con l’intento di preservare l’amicizia dagli occhi altrui. In “Charlotte Brontë. Il Diario di Roe Head 1831-1838” troviamo, inoltre, diverse citazioni tratte dall’importante biografia scritta da Elisabeth Gaskell, che la conobbe personalmente (qui la recensione). La prima descrizione che ne fece:
conferma la tendenza di Charlotte a non perdere tempo coi giochi: doveva studiare, anche nelle ore libere.
Leggendo il libro di Alessandranna D’Auria immaginiamo Charlotte incamminarsi verso l’ufficio postale a “spedire il suo destino”, sotto pseudonimo poiché, in quanto donna, non le era consentito vivere di letteratura. Nei suoi sogni non c’era certo il matrimonio, o perlomeno non con l’intento di fare la mantenuta e allevare figli. Libera e volitiva, ha perseverato anche di fronte ai fallimenti.
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