Che cos’è la bellezza? Una lezione di storia dell’arte
- Autore: Philippe Daverio
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Solferino Libri
- Anno di pubblicazione: 2022
Che cos’è la bellezza? (Solferino, 2022) è un breve pamphlet che riproduce “una lezione di storia dell’arte” del critico, professore e conduttore televisivo Philippe Daverio (1949-2020).
Il sottotitolo dell’elegante “libello” non deve però ingannare.
Come di consuetudine, anche in queste pagine, come del resto nei suoi impareggiabili programmi televisivi, Daverio ci invita a un viaggio vertiginoso nei luoghi fondativi del pensiero e della cultura occidentale, inseguendo le tracce della Bellezza, che pur presente e centrale nelle riflessioni e nell’immaginario della nostra civiltà, si rivela sfuggente e irriducibile a un concetto e una definizione univoca.
Fedele al “vizio della curiosità“, coltivandolo e nutrendolo con l’acribia dello studioso dalla vasta e poliedrica formazione culturale e al contempo offrendo fulminanti argomentazioni e riflessioni con il suo peculiare talento di conversatore ammaliante, Daverio cerca di recuperare il senso originario del termine, e quindi la sua essenza più profonda, partendo da un’analisi comparativa, storico-linguistica, della parola “Bellezza”.
Scopriamo così che anche questo termine, abusato e declinato in mille formule e accezioni, si presta a interpretazioni e usi diversi o addirittura opposti e che in questa fluttuazione del termine si rispecchiano idee, sistemi di pensiero, gusti ed estetiche che hanno attraversato e alimentato per secoli con polemiche, dispute, battaglie di idee, la civiltà occidentale.
Dalla “kalokagatia” dei greci, in cui la bellezza si esprime nelle forme di una perfezione impassibile, alla nascita con Giotto e i rivoluzionari artisti del basso Medioevo di un nuovo linguaggio artistico viscerale ed espressivo fondato sulla esternazione della sofferenza; dal concetto agostiniano di “pulchritudo dei” (ossia la grazia divina che spinge i suoi fedeli verso la salvezza dell’anima); a San Tommaso, che nella Summa Teologiae riconosce la Bellezza in una “dovuta proporzione” , un’armonia che non è solo delle forme corporee ma anche dell’intelletto guidato dalla Ragione nell’esercizio di azioni buone e giuste, Daverio ci guida fin sulla soglia della Modernità, con il poeta romantico De Musset che introduce la concezione di una bellezza inscindibile dal suo valore estetico, in cui consiste oltretutto ogni principio di verità ( “Niente è vero se non il bello”) , di cui possiamo osservare gli sviluppi (e gli eccessi?) nel gusto e nella mentalità della società attuale.
Che cos è, dunque, la Bellezza? È innanzitutto una parola da rifondare, restituendola al suo senso grammaticale prima ancora che storico, operazione ancora più urgente in questo nostro tempo confuso e liquido in cui le parole, avamposto del senso, hanno perso significato e valore.
E ancora, è lo specchio fedele delle infinite e molteplici potenzialità dell’ingegno umano, di cui riflette fatalmente le contraddizioni, a tal punto che il bisogno di Bellezza, la sua stessa necessità nella vita umana viene puntualmente a configurarsi come il bisogno di un’armonia mancante, da ricercare oltre gli schematismi dottrinali e ideologici, creando incessantemente nuovi punti di vista e collegamenti inusuali e inediti sui processi e le rivoluzioni che hanno formato lo spirito e la cultura della nostra civiltà nel tempo; incrociando luoghi, epoche e discipline diverse, dalla filosofia, alla poesia alle matematiche.
Memorabile a tal proposito la riflessione sull’armonia insita nella valenza magico-simbolica dei numeri, in un excursus che lega Pitagora e il matematico Fibonacci; il cosmo e l’umanità a una sfera inattesa, in un’unità unica, e si conclude, con arguzia tutta daveriana, con l’invito rivolto ai filosofi e ai letterati a coltivare le matematiche, poiché senza di esse non può esistere pensiero, né immaginazione, né tantomeno creazione artistica e poetica.
È davvero emozionante inoltre riconoscere in queste pagine un compendio efficace dei principi, idee e valori che il grande critico ha promosso con impegno militante durante tutta la sua vita: il suo europeismo irriducibile anche se fuori di moda; le sue battaglie per la salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico di quel Museo diffuso (e confuso nel magma dell’ignoranza e dell’indifferenza ormai dilaganti) che è l’Italia.
Rovesciando dunque l’assunto di partenza della lezione, la frase del principe Myskin secondo cui “La Bellezza salverà il mondo” (Dostoevskij, L’Idiota), al termine di questo breve e sconfinato viaggio che è anche un convito (nell’accezione dantesca di un “banchetto del sapere” accessibile a tutti, indipendentemente dal grado di erudizione o fama, purché se ne abbia fame) non potremo fare altro che convenire con il paradosso formulato dall’autore: e cioè che per ritrovare il senso univoco e universale della Bellezza occorre innanzitutto preservarla.
“Il nostro compito è cercare di salvare la Bellezza”
E che in questo compito si gioca non solo una sfida di cultura, ma il futuro stesso del mondo, di ogni cittadino responsabile, e delle nuove generazioni.
Magari i ragazzi potessero essere in grado di assumersi la responsabilità e pensare di essere gli artefici della propria rotta storica.
Auspica Daverio con parole che suggellano e proiettano nel futuro nebuloso che ci attende un ideale umanistico e militante di altissimo spessore intellettuale e civile per poi concludere:
Non dico certo tutti, basta che ce ne siano alcuni, capaci di convincere gli altri. Insomma si tratta di trovare dei missionari con l’energia e la forza di cercare e diffondere l’armonia nell’arte, nell’ambiente, nella comunicazione, nella politica , nelle relazioni umane, nei nuovi mondi creati dalle tecnologie digitali. Missionari capaci di creare armonia e di rifondare la bellezza. Quelli che i Vangeli chiamavano “il sale della Terra.
Saranno loro a salvarci.
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