Chéri
- Autore: Colette
- Categoria: Narrativa Straniera
Colette, con il romanzo “Chéri”, catapulta il lettore in una deliziosa Parigi di primo novecento. Léa è un’elegante cortigiana di quarantatre anni che decide di ritirarsi a vita privata, sola. Con nessuno dei precedenti amanti instaura, infatti, una relazione particolarmente duratura. La decisione viene però assunta senza rimpianti: Léa è, infatti, una donna non solo ancora attraente ma intelligente, astuta, sicura e, per questo, ritiene se stessa sufficiente alla propria felicità. La donna, durante il suo ritiro, continua a frequentare la vecchia amica e un tempo collega madame Peloux, la madre di Fred. Quest’ultimo che, peraltro, non sembra avere altro appellativo se non quello di Chéri, è un bel giovane di diciannove anni, usurpato dai propri vizi, vanitoso, insoddisfatto e annoiato tanto che nulla sembra risvegliare i suoi interessi. Madame Peloux invita Léa a prendersi carico del ragazzo e ad aiutarlo a crescere e, così, tenta di avvicinarli. Léa decide, quindi, di portare Fred con sé in Normandia, luogo in cui intende trascorrere le proprie vacanze estive. Iniziata come un gioco fra amanti ben presto la loro relazione si trasforma in qualcosa di maggiormente significativo. Léa e Chéri trascorrono ogni momento insieme, diventano complici e custodi ciascuno dei segreti dell’altro. Il loro rapporto è stabile e continuativo. I due amanti, infatti, accortisi di non poter fare a meno l’uno dell’altra, rimangono uniti per ben sei anni. Chèri ha tuttavia, ormai, venticinque anni e, terminata per così dire, questa fase di erudizione, sul loro legame fa ombra la decisione di un matrimonio di interesse fra Chéri e la giovane Edmèe. Lèa, con un’immensa dignità ed un apparente distacco, decide di abbandonare l’amante e, continuando a frequentare i salotti di madame Peloux, riesce altresì ad affrontare a viso alto le provocazioni che le donne di quel salotto non esitano a propinarle. Tuttavia, la stessa si è già accorta di amare quel giovane e, frastornata dal dolore, decide per dimenticarlo di allontanarsi da Parigi. Frattanto Chéri sposa la diciottenne Edmèe ma, fin dai primi istanti del matrimonio, non riesce a contenere la propria insoddisfazione e il proprio rammarico. Nemmeno la novella sposa è in grado di far dimenticare a Chéri la sua precedente relazione e anzi è proprio verso questa che egli dirige il proprio risentimento. Edmèe, infatti, non ha nulla di Léa: non ne ha l’esperienza, la saggezza o l’ironia. Il giovane decide quindi di abbandonare la ragazza; il pensiero fisso di questi è sempre rivolto a Léa. Solo tre mesi dopo, Chéri, felice di rivedere l’ex amante rientrata a Parigi, decide di riconciliarsi con la moglie. Lèa è determinata a non cedere ai propri sentimenti ma i suoi intendimenti vengono meno con visita di Chéri che trascorrerà una notte da lei. Léa è felice di essere ancora al centro dei desideri del giovane ma ben presto Chéri, con i propri sguardi e i propri comportamenti, le rende palese il peso della loro differenza anagrafica. La donna, allora, invita il proprio amante a lasciarla e a ritornare definitivamente dalla moglie.
Il romanzo concede al lettore un ritratto di una piccola parte dell’epoca di cui racconta e, per certi aspetti, ricorda la trama di un’altra celebre opera, “La signora delle Camelie” di A. Dumas. Per gli amanti del genere, dunque, “Chéri” non può certo mancare nella propria collezione.
Chéri-La fine di Chéri
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Quanto si legge in Italia? Poco rispetto alla media europea, dicono le statistiche. Credo che il fenomeno vada ricercato nella nostra atavica cultura orale: l’italiano è ciarliero, teatrale, molto gestuale nella comunicazione, caloroso, affettuoso... in Italia si soffre molto il distanziamento sociale coatto in questo triste periodo pandemico...
Ben venga la rivisitazione di piccoli libri da leggere tutto d’un fiato, ristoratori, accattivanti, spesso molto dialogati, "parlati", dispensatori di felicità.
Fra questi riscopro "Chéri" di Colette, edito da Nottetempo nella collana "i sassi"; sono pillole addirittura di poche pagine, ma memorabili. (pp.29, 2005), traduzione di Ginevra Bompiani. Un capolavoro dice la quarta di copertina, e concordo perché detto in sintesi racconta la passione e il suo esito, l’iniziazione all’eros di un ragazzo bellissimo e viziato, detto Chéri, da parte di Lea, una donna matura, cortigiana quarantanovenne. È un lascito amoroso depositato nella coscienza. Siamo educati dalle nostre passioni. Condividerle diventa com-passione.
Quasi sempre il "battesimo" dell’eros è visto come un passaggio indimenticabile ma posto fuori dall’impegno di una relazione stabile, dunque socialmente marginale, sebbene lasci segni profondi nei protagonisti.
La prima edizione francese del libro data 1920, nel tempo della fioritura di una nuova letteratura che anticipa di trent’anni circa la "Nouvelle Vague" cinematografica francese. È una letteratura intimista, sconvolge la morale ordinaria, privilegia la vita quotidiana, il suo divenire, sganciata dal contesto storico, ma ciò costituisce la sua novità, il suo pregio, la libertà della psiche capace di venire fuori con una signoria originale. Colette rappresenta in assoluto la scrittura al femminile più aderente alla vita, meno intellettualizzata, meno filtrata dalla ragione giudicante, la più innocente, la più esposta e coraggiosa delle scrittrici "popolari". Grande. È stata insignita della “Legion d’onore”. Alla sua morte, nel 1954, ha ricevuto i funerali di stato,
La leggevo a 14 anni ed era il riflesso della crisi puberale ed adolescenziale.
"Chéri" è diventato un film di Stephen Frears, nel 2009.
La versione-stralcio che propongo ha il pregio di essere la primissima versione di Colette. È un breve spezzone del libro; racconta il ritorno del giovane Chéri da Lea, dopo una loro separazione e il matrimonio di lui, contratto per interesse. Un ritorno, ma per quanto?
La scrittrice sa essere dolcissima, inserendo elementi materni in una relazione intensissima, dai risvolti drammatici ed edipici.
Come accade nella grande letteratura, sono i piccoli particolari a fare atmosfera, a coniugare sogni e realtà. Il particolare qui è una collana, simbolo di legami allacciati. È una doppia collana, appartenente a due donne. Due amori, la moglie e l’amante.
"[…] invece del collo di Lea, al posto della tripla collana iridescente, Cheri vede una giovane nuca color ambra, intatta, piegata dal dolore, ornata di un filo di perle. E la nuca, la collana, i capelli schiumosi che si sciolgono, tutto freme al ritmo di singhiozzi appassionati…”
Il romanzo, tutto da riscoprire ed amare, è una meditazione sui piaceri che scompaiono, bisogna necessariamente andare oltre… i fatti e le emozioni sono sottratti al tempo ma immancabilmente restano anche dentro di noi. Sono la nostra identità.
È il romanzo della maturazione sentimentale, di una scelta, resa possibile dall’esperienza, dal piacere che si confronta con istanze etiche, cresciute desiderando:
“L’immagine, il bisbiglio dei singhiozzi accompagnano Chéri, scendono con lui fin nel sonno, dove prende forma un sogno timido di tenerezza, e rimorsi,”
Come scrive d’Annunzio nel suo romanzo "Il fuoco", si può affermare che
"il piacere è il più certo mezzo di conoscimento offertoci dalla Natura e che colui il quale ha molto sofferto è men sapiente di colui il quale ha molto gioito."