Chi è partito e chi è rimasto di Barbara Comyns

1911: Warwickshire un piccolo villaggio inglese viene colpito da una serie di calamità misteriose. Tutto inizia con un’inondazione. Il fiume che attraversa la cittadina lo allaga, trascinando con sé persone, cose e animali. L’eccentrica famiglia Willoweed governata dalla tirannica nonna è stravolta nella sua routine quotidiana. Alcuni oggetti morti galleggiano nel giardino distrutto, gli animali di casa sono scomparsi trascinati dall’acqua, umido e cattivo odore riempie la casa. In un crescendo di atmosfere gotiche il ridente paesino sarà colpito da una serie di suicidi, da un’epidemia, da morti causati da pani di segala avvelenati, da tante altre fatali ineluttabilità.

Comyns Barbara è un’autrice inglese poco conosciuta ma estremamente ironica e fantasiosa nel descrivere la società inglese dei villaggi sperduti e delle famiglie matriarcali. “Chi è partito e chi è rimasto” (Safarà Editore, 2018) è una storia estremamente divertente, strana, inesplicabile. Al centro una famiglia che non va d’accordo e una tragedia all’interno di questa famiglia e della comunità a cui appartiene. Un romanzo dove tutto sembra avere un doppio significato e dove tutto ruota intorno all’anziana Willoweed che regola l’atto di morire, il dolore, la solitudine non come qualcosa di triste ma una parte viva e reale della vita stessa. La narrazione persistentemente in terza persona procede con assoluta scorrevolezza e mescola tensione, colpi di scena e ironia, inchiodando il lettore sino alla conclusione, di fatto scontata. Come in Virginia Woolf i personaggi della Comyns sono feriti dalla natura e a loro volta feriscono la natura. Alcuni dei suoi protagonisti sono impenetrabili, senz’anima e senza voce altri, invece, parlano come se le loro voci fossero incanalate attraverso il narratore onnisciente e alcuni, infine, in particolare i bambini, sono così vividi che le loro voci sono pure e non mediate. “Chi è partito e chi è rimasto” è una lettura surreale che val la pena di fare.