City Hospital di Marcia Rose

Il Cadman Memorial, a Brooklyn, è un vero e proprio crocevia: ogni giorno decine e decine di vite s’incontrano e si scontrano, tra gioie e drammi. Chi muore, chi vede la luce della vita per la prima volta… ogni giorno qualcuno lotta, per un motivo o per l’altro.
Persino i medici lottano, e non solo contro la morte, ma anche contro un amministratore senza scrupoli che vede soltanto il dollaro come padrone e ignora tutto ciò che non porta profitto. A lui e all’ospedale. E non sempre in egual misura.

In tutto questo Ellie Winter, responsabile del reparto malattie congenite, cerca di dare un senso al proprio lavoro e alla propria vita. Per la prima cosa non è un problema, lei è una guerriera e sa come destreggiarsi, tra quelle mura.
Ma, al di fuori, il suo cuore s’indebolisce e trovare l’amore diventa una sfida quasi impossibile.
David Powell è un infermiere rubacuori respinto, ahimè, dall’unica donna che ama.
Bobby Truman è un medico di colore e, per gli anni in cui è ambientata questa storia, è una novità eclatante. Dovrà battere i pregiudizi della gente e affermarsi come ogni suo collega. Ce la farà?
Adrian Winter è il primo medico di quell’equipe che darà battaglia a chi vuole trasformare l’ospedale in una macchina per far soldi e non in un posto in cui la gente entra malata ed esce sorridente.

Tante vite, tante pagine che le ospitano e tanti finali per “City Hospital” di Marcia Rose (Euroclub, 1989, pp. 357), un libro che ha anticipato di anni il filone del medical-drama.
Marcia Rose ci dona una storia struggente e drammatica, intensa ma al tempo stesso leggera come un velo che ci disturba la vista quel tanto che ci consente d’immaginare il bello che si cela dietro alle disgrazie e alle cattiverie.
Un libro da respirare a pieni polmoni, uno stile narrativo fresco e affascinante per un’autrice che ci donerà ore spensierate, magari talvolta un poco buie.