Colazione da Starbucks
- Autore: Laura Fitzgerald
La ricerca di un marito ad ogni costo è un tema fin troppo sfruttato dalla letteratura (soprattutto rosa, ovviamente), tanto da non costituire più, di per se’, motivo di grande interesse. Di romanzetti "al femminile", nei quali la protagonista passa da un appuntamento all’altro (o da un mancato appuntamento all’altro) con più o meno papabili candidati alle nozze, sono pieni gli scaffali delle librerie e, ne sono sicura, anche le caselle di posta degli editori.Tamila ha però un motivo in più per sposarsi entro tre mesi, anche se fosse con il primo che passa: se allo scadere del visto sarà ancora nubile, dovrà rientrare in Iran e chissà se potrà mai rivedere gli Stati Uniti. Neanche questo è molto originale. Ma del personaggio di Tamila, delle sue lotte interne, delle sue crisi di coscienza, delle sue piccole ribellioni, ci s’inamora. Perché Tamila, nella vita di tutti i giorni, è una ragazza allegra e spensierata come tutte, magari un poco più timida, ma in fondo ai suoi occhi ed alla sua mente ci sono sempre la sofferenza, la repressione, l’oppressione che ha dovuto subire nella sua patria. Lo stridere di due culture è già di per se’ terribile in chi, essendo nato in un Paese orientale, verso i vent’anni viene improvvisamente messo a confronto con la cultura e le abitudini occidentali. Per Tamila è ancora diverso: nata negli Stati Uniti, aveva pochi anni di vita quando la sua famiglia fece l’errore di tornare in patria, in Iran, subito dopo l’ascesa al potere di Khomeini. Per i genitori non è stato più possibile tornare indietro, mentre Maryam, la sorella maggiore, è riuscita a farlo solo sposando un connazionale che negli Stati Uniti già risiedeva. In Tamila i ricordi sbiaditi della vita libera e felice che la famiglia conduceva in America si mescolano con la cultura di vergogna e sottomissione che le è stata instillata in patria, rendendola ora confusa e bisognosa di appoggio, ora determinata e ribelle. La sorpresa che le fanno i genitori per i suoi ventisette anni non è un matrimonio combinato, come lei pensa e teme, ma un grande atto d’amore e di rinuncia: un visto per gli Stati Uniti, per raggiungere la sorella e cercare di restare. L’impresa si rivela tutt’altro che facile: Maryam, che adora la sorella, vuole che sposi un connazionale, pensando che gli americani cerchino solo avventure, mentre Ardishir, suo marito, la rimprovera di essere schiava di convinzioni errate e vuole che Tamila sposi un uomo che la renda felice. Infatti, per Tamila un matrimonio di convenienza non entra neppure nella questione: una volta sposata, ha intenzione di vivere il matrimonio seriamente e di essere fedele. Per questo è così restia a dire di sì ad Haroun, così bravo e gentile ma pieno di manie. Quando poi nella sua vita fa capolino Ike, il cameriere di Starbucks, tutto si complica, fino al momento in cui sembrerà che tutti gli sforzi siano stati inutili. Tamila dovrà rientrare in Iran? Lasciare gli amici del corso d’inglese, la simpatica vicina che la copre nelle innocenti "scappatelle", la sorella, il cognato, la libertà di girare a capo scoperto, di ballare, cantare, essere viva? Un romanzo leggero come il velo di una danzatrice orientale, ma che, proprio come quel velo, lascia intravedere la tristezza, la sofferenza di chi appartiene a due culture e proprio per questo a nessuna delle due, ma anche la voglia di cambiare e la determinazione di chi vuole costruire una vita migliore per se’ stessa e per chi la ama, anche se non potrà condividerla.
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