Con altri occhi. Sguardi matematici e non sulla città
- Autore: Non disponibile
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2005
“Con altri occhi. Sguardi matematici e non sulla città”, della casa editrice Electa, a cura di Marina Bertolini, Maria Dedò, Simonetta Di Sieno e Cristina Turrini, è un volume che mette in relazione l’arte e l’architettura con la matematica.
Il punto di vista è quello dei matematici che cercano di verificare i nessi tra la loro disciplina e le altre, domandandosi se i metodi e le strategie utilizzate per risolvere i problemi abbiano elementi in comune con l’arte e in che modo la matematica costituisca la struttura mentale presente in molte circostanze.
Le trame dei nessi tra matematica e arte e architettura sono spesso relazioni sottese, che, invece, nel libro sono messe in luce, portate in superficie, come precisato nella premessa intitolata Con quali occhi? Per guardare cosa?.
Il tema scelto è quello della città e sono stati coinvolti molti esponenti del mondo culturale ai quali è state poste le stesse domande:
“Hai avuto modo in qualche occasione di cogliere nel tuo lavoro risonanze con idee, problemi, metodi della matematica? Ci sono ’esercizi di astrazione’ tipici del tuo lavoro o nodi concettuali caratteristici della tua attività di ricerca che possano confrontarsi utilmente con quelli matematici? Ci sono aspetti della città di Milano che ti offrono uno spunto per parlarne?”.
Tra le tante risposte, interessanti e articolate, tutte originali, differenti per taglio di osservazioni, Elio Franzini, nel suo lavoro “Leonardo: Arte e ’matematiche dimostrazioni’”, riporta, tra l’altro, alcune pagine tratte da fogli del Codice Atlantico, nelle quali Leonardo sembra che affronti uno dei problemi particolarmente affascinanti per la storia della matematica, quello della quadratura del cerchio. È un antico problema che consiste nel trovare, utilizzando solo righe e compasso, un quadrato che abbia la superficie equivalente a quella di un cerchio. L’impossibilità di questa soluzione è stata dimostrata soltanto nel 1882 da Lindemann.
Arnaldo Pomodoro con il suo Grande Disco, che si trova a Piazza Meda scrive:
“Il disco essendo un’opera astratta, dà la possibilità a ciascuno di vedervi ciò che crede”.
L’opera dopo varie ipotesi è stata collocata in un luogo molto frequentato e importante, dietro la Scala e Palazzo Marino, proprio nel cuore di Milano e l’artista, riguardo a questa scelta, nota come
“La scultura, a differenza della pittura, è un’operazione nello spazio, non deve essere un monumento, ma un altro spazio che entra in relazione con quello proprio dell’architettura. In questo senso trova la collocazione del disco in piazza Meda riuscita: nel contesto vitale di Milano e in esso rappresenta la vitalità e la forza solare”.
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