Con gli occhi dell’altro. Tradurre
- Autore: Stefano Arduini
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Con gli occhi dell’altro. Tradurre di Stefano Arduini, edito da Jaca Book nell’ottobre 2020, è un volume che raccoglie dieci brevi saggi sulla traduzione letteraria, la cui successione lascia intuire già a partire dai titoli di ogni contributo una composita e sfaccettata riflessione su un atto più che millenario.
Imperniandosi su una prospettiva diacronica che si focalizza sul mondo occidentale a partire dall’antichità e arriva a teorie e approcci filosofici molto recenti, il volume parte quindi dal concetto di altro per suggerire la prima analisi sull’argomento. Secondo l’autore l’alterità si evidenzia e si manifesta in particolare attraverso una diversità di linguaggio tra due o più interlocutori, che di conseguenza vede nell’atto traduttivo il presupposto di un avvicinamento reciproco. Scrive Arduini che è l’amicizia a rendere possibile:
"Pensare l’altro non come assoluto distante, o un vicino ingombrante, ma essa si apre al mistero inesplorato e penetrabile dell’altro, accettando il rischio di non comprendersi e costruendo proprio su questo la costituzione del soggetto" (p. 36).
Da qui vengono mossi i passi per esaminare un termine ancora più cruciale nel discorso sul processo traduttivo, ovvero quello di confine. Per scomporne e osservarne le alternative semantiche l’autore tratteggia così l’etimologia di numerosi sostantivi affini in greco e in latino, evidenziando che:
"Costruire un’identità culturale significa costruire una rappresentazione della propria appartenenza marcando un confine in una zona diasistematica" (p. 57).
Dopo avere preso le mosse da Lévinas, Florenskij e Meschonnic, nel capitolo intitolato Tradurre viene quindi menzionato Franco Nasi e si giunge all’assunto secondo il quale la traduzione è il meccanismo che "mette in gioco il rapporto con l’altro" (p. 62), assumendo i connotati quasi di una casa per chi la parla.
Nella parola che dà il nome alla seguente sezione dell’opera, infatti, e che viene trattata a partire dal Verbo biblico, con la sua oscillazione di nozioni e di traduzioni a partire dalla polisemia del lògos greco, risiede la multiforme capacità di definire, di plasmare un’identità e di gettare le basi per una specifica Weltanschauung. Dopodiché, affinché l’autoaffermazione si realizzi pienamente, è necessario secondo Arduini passare dalla traduzione della parola estranea, in questo contesto intesa appunto come "il risultato di una relazione che consente la comprensione di sé grazie all’altro" (p. 95, Io sono).
A partire dai presupposti citati si sviluppa la seconda parte del volume, incentrata nell’ordine sulla nozione di verità, inganno, amore e bellezza. In tutte e quattro le sezioni i casi paradigmatici affondano ancora una volta le radici in operazioni-chiave nella storia occidentale, quali la traduzione del poema di Parmenide, le diversi varianti del Nuovo Testamento o le numerose scelte operate dai Padri della Chiesa qualche secolo dopo. Chiude il cerchio, in maniera fra l’altro brillante e ricca di spunti, un capitolo dedicato all’intraducibile, nel quale l’autore riprende una proposta di Cassin "à la Deleuze" in alternativa all’universalismo e al nazionalismo entro cui di solito ci si muove, ossia "la geografia al posto della storia, le reti semantiche al posto del concetto isolato" (p. 181).
Molteplici e sapienti le considerazioni di Arduini, pertanto, che con uno stile sempre puntuale e misurato riesce a delineare per tematiche una storia della traduzione intesa come il riflesso filosofico e gnoseologico di società a noi particolarmente familiari e in costante evoluzione, trasformazione e interazione. Ne risulta un’edizione curata e di pregio, in cui l’apparato bibliografico è vasto e autorevole almeno tanto quanto gli esempi di esperienza interlinguistica creativa che fanno da fil rouge alla miscellanea, a cominciare dalla Vulgata di San Girolamo per arrivare a Erasmo da Rotterdam e approdare infine ai Translation studies della seconda metà del Novecento.
Dopotutto, come afferma Arduini stesso, la traduzione consiste in una "avventura del pensiero che accetta la sfida di ospitare l’alterità senza annetterla", motivo per cui Babele non può essere considerata che una ricchezza:
"La moltiplicazione delle lingue è stata la moltiplicazione degli sguardi attraverso cui leggere la realtà. Ci ha dato come compito proprio quello di tradurre per renderci liberi, perché non ci costruissimo da soli una prigione e ci aprissimo a orizzonti impensati" (p. 185).
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