Confessioni di un oppiomane
- Autore: Thomas De Quincey
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
L’oppio, potente sostanza psicoattiva, è stata la compagna quotidiana di Thomas De Quincey per ben diciotto anni e nelle sue "Confessioni di un oppiomane", che vedono la luce per la prima volta intorno al 1822, l’autore ne descrive tutte le gioie e i dolori della lunga convivenza.
Perennemente dilaniato dalla scissione fra la nobiltà del suo intelletto e la vergogna del suo corpo, De Quincey inizia la trattazione descrivendo i potenti effetti psicostimolanti dell’oppio, sostanza in grado di garantire inizialmente un tale stato di benessere ed estasi da essere paragonata ad una panacea per tutti i mali dell’Uomo o al segreto della felicità rincorso da secoli da schiere di filosofi. Questa luna di miele è, però, destinata a finire ben presto, manifestando tutti gli effetti negativi derivanti dall’abuso della sostanza, quali incubi, stati di ansia e depressione, allucinazioni visuo-spaziali e disturbi della memoria, senza contare la grave compromissione fisiologica generale che avrebbe portato l’autore ad una sicura dipartita qualora non ne avesse sospeso l’assunzione.
Personalmente ritengo “Confessioni di un oppiomane” una deludente opera letteraria: Thomas De Quincey si perde spesso in lunghe disquisizioni che fanno perdere la bussola della lettura, giri di parole, racconti di episodi della sua giovinezza che, invece di stimolare, complicano inutilmente quella che, secondo il mio parere, vuole essere la morale del libro, ovvero l’assenza di giudizio e moralismi. D’altronde "Confessioni di un oppiomane" ha il grande merito di aver ispirato, successivamente, autori del calibro di Charles Baudelaire ed Edgar Allan Poe e proprio in questo aspetto viene fuori tutta la potenza dei grandi libri: non si può mai dare per scontato che arrivino a tutti nello stesso modo.
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