Conosci te stesso?
- Autore: Scuola del Cerchio Firenze 77
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
Nella mia libreria stanno ben allineati i libri del "Cerchio Firenze 77", comunicazioni mediatiche comunicate per oltre 37 anni del secolo scorso al medium Roberto Setti, fiorentino, impiegato del Comune con una esistenza volutamente anonima, eppure studiato da scienziati di chiara fama, uno fra tutti Emilio Servadio. La sua modestia molto amabile, con disponibilità generosa verso chi si rivolgeva a lui per un aiuto spirituale, è in linea con l’insegnamento dei Maestri invisibili; essi infatti hanno sempre posto l’accento sul necessario superamento dell’egoismo e dell’ipertrofia dell’io.
“L’egoismo nasce dal senso di separatività" leggo nel libro che scelgo di recensire, Conosci te stesso?, della Scuola del Cerchio Firenze 77, a cura di Pietro Cimatti (Edizioni Mediterranee, 1990, pp. 197). In copertina il nome di Roberto non figura, per sottolineare che le comunicazioni vertono su contenuti universali e non vanno attribuite a una singola entità. Le voci sono multiple, i Maestri assumono un nome fittizio per farsi riconoscere. Ciascuno approfondisce un campo del pensiero e risponde a incessanti e ineludibili domande dell’animo umano: chi siamo, a quali valori etici tende il nostro vivere terreno, che cosa sia il dolore, il suo superamento, quale il fine ultimo delle esperienze. Ritroviamo l’evoluzione spirituale attuata nelle diverse incarnazioni, l’eternità dello spirito che si manifesta in fasi graduali nella terza dimensione, la necessità di comprendere noi stessi al fine di raggiungere la liberazione, fino alla nostra identificazione in Dio. Dio inteso come Assoluto Essere, unica Realtà.
“L’ultima realtà è dunque la contemporaneità di tutto, in rapporto all’Assoluto che tutto comprende e tutto trascende.” Oltre “Quell’ingannevole io che ci divide dalla Realtà e ci immerge, soli contro tutti, nel dolore e nella crudeltà del divenire.”
La strada da percorrere è quella socratica del "conosci te stesso". Si attua proprio attraverso quell’io personale che procura la nostra infelicità, la competitività, fa sorgere le ingiustizie sociali fino alla guerra. Ma è giunto il tempo per l’umanità di superare in Dio il personale finito e transeunte, che costituisce invece soltanto una fase dello sviluppo. La paura dell’uomo, in genere, è di perdere se stesso, mentre avviene il contrario. I Maestri sottolineano con molta chiarezza la differenza tra persona e individualità, quest’ultima parte eterna del Tutto divino. Essi sostengono una visione monista, un’unica sorgente di vita, di cui siamo immagine quaggiù, parte integrante nel metafisico. Nel Dio meditato non si annulla nulla e nessuno, ma ciascuno forma il totale.
Conoscere se stessi è possibile con un costante esercizio di autoanalisi, che consente il passaggio da un "sentire di sensazione" a un "sentire di coscienza". La coscienza è universale e oggettiva. Si manifesta nel vivere quotidiano visto con distacco; ed è possibile, sebbene sia arduo, ed è un cammino fruttuoso. Determina un mutamento radicale individuale, senza il quale nessuna riforma sociale può avere buon esito.
Possiamo raggiungere Dio infinito proprio perché anche la nostra anima è in realtà cosmica e compiuta.
Abbiamo sempre ancora bisogno di simbolo e parole, per rappresentare la pienezza d’amore. Il simbolo resta il Padre amorevole, figura da non confondere con la paternità fisiologica, ne amplia infinitamente l’amore.
Le comunicazioni mediatiche iniziarono con sedute cosiddette spiritiche, divenendo poi scrittura automatica, fino alla mutazione del medium nell’entità in lui momentaneamente incarnata in una “trance” profonda. Nelle sedute accadevano fenomeni di levitazione e apporti di oggetti, gioielli di fine fattura, con significati specifici per chi li riceveva in mano, formati e materializzati in quel momento.
Il linguaggio dei Maestri è accessibile ma spesso richiede un’intuizione particolare. Come una frase di Borges riportata in esergo, in linea con il concetto complesso di eternità, eterno presente, spiegato nel volume:
"Non c’è niente di antico sotto il sole. Tutto succede per la prima volta, però in un modo eterno.”
Eterno non è uno stato relativo al tempo: si attua nella successione temporale illusoria nel "modo", nell’estrinsecazione dell’archetipo. Che questa vita apparente sia illusoria nel senso della successione lo ritroviamo come cardine del millenario pensiero indiano e della fisica quantistica moderna.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Conosci te stesso?
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