Corpo di tutte le madri
- Autore: Rosa Maria Di Natale
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Ensemble Edizioni
- Anno di pubblicazione: 2024
La prima silloge di Rosa Maria Di Natale, giornalista, dal titolo Corpo di tutte le madri (Ensemble edizioni, 2024) è compatta e dolorosa.
Come un inno all’utero che ci ha fatto nascere tutti, il sangue che si mischia con la pipì, il travaglio, solo le donne possono decidere se avere un figlio o no. La forza della madre sempre in attesa è anche dominio, ma sono ancora i maschi a decidere del corpo di un’altra persona. Fino a ucciderla. Ma ci sono anche versi ironici, o giocare con le parole. A ogni capitolo della raccolta poetica sono posti dei versi incipitari di autrici affermate.
Si inizia con Louise Glück, premio Nobel per la Letteratura nel 2020 che scrive:
...Mia madre soffre a sufficienza per tutti noi.
La Di Natale compone versi, dunque, non dimenticando quelli delle sue muse ispiratrice: poesie colte, ma come si diceva attraversate da sussulti di ironia:
Ho toccato la tua voce / bucava le mie dita / ogni tono una scheggia. / Ho impiegato venti sogni / a riaccordare i tasti di un tuo solo discorso. / Chiedi aiuto a Penelope, / mi hanno detto, / usa telai di devozione / per fabbricare sillabe / scaltre con gli esuli. / Ma ha lasciato Itaca / e Odisseo è morto di vecchiaia.
I miti greci si fanno spazio in versi colti e consapevoli. Con la disperazione che abbiamo attraversato con il secondo conflitto bellico.
L’altro blocco ha come esergo Patrizia Cavalli, scomparsa nel 2022, con versi che stanno diventando conosciuti:
Mi tocchi o non mi tocchi, / Mi abbracci o mi allontani. / Il resto è per i pazzi.
La poesia ha come titolo È tutto così semplice ed era contenuta in una raccolta Einaudi dal titolo Pigre divinità, pigra sorte (2006).
L’autrice parla delle madri in generale e di sua madre: le nutrici, le benefattrici, ma anche il buio, gli occhi aperti per la paura, la forza maschile e la violenza:
La parola lascia impronte / simili ai morsi sulla carne / non vorrei strapparti niente / di basico e importante/ solo darti quello strazio fine / del sostare a vita sul confine.
Questa parte della raccolta Corpo di tutte le madri, sempre con fili di ironia, che vengono tolti davanti ai soprusi alle madri, azioni che tra l’altro facciamo tutti. Quante volte si vede una donna non più giovane, con le mani a mollo, che sanno di limone e sapone, mentre sciacqua l’ultimo piatto, oppure la sera tardi al ferro da stiro per mettere in ordine uno spicchio risibile di mondo.
Poi la donna in questione deve evitare di parlare delle sue stanchezze, ma certo è talmente spossata, e questa condizione la deve soprattutto alle persone che sulla carta la amano molto: figli, mariti, parenti, fratelli e sorelle.
Si tratta di una silloge bella, che fa pensare, che ha una musicalità che si spande tra i versi. Dedicata alla madre adorata e alle altre donne lasciate perché perdute o morte.
Quello che non stupisce è che la giornalista Di Natale sappia tutte le regole formali del fare versi, ma riesca a usarle con naturalezza. La sua abilità innata ci dimostra la quantità di poesia che ha letto, analizzato, fissato bene in mente, con un’attenzione in più verso le altre autrici di versi.
Corpo di tutte le madri
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