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Corteo
- Autore: Rachel Cusk
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2025
Rachel Cusk, di origini canadesi e vissuta da piccola a Los Angeles per diversi anni, ora, nel pieno della maturità artistica e anagrafica, vive a Parigi. Il suo ultimo romanzo, che ha anche una parte di breve saggio sul concetto del talento, ha come titolo Corteo (Einaudi, 2025, traduzione di Anna Nadotti e Isabella Pasqualetto).
Nella prima parte, un pittore col nome anonimo di G, dopo anni di gavetta, diventa molto famoso, girando i quadri (ma non per svista) perché la firma in basso a destra attesta la volontarietà del pittore. In realtà G, nonostante i soldi e le mostre a suo nome, era furibondo con sé stesso e con il mondo che aveva accettato una cosa banale come rivoluzionaria; ed è questo personaggio che dà alla Cusk l’agio di riflettere sull’arte in generale, dove ormai conta la stranezza gratuita e dove uno come G non può dimenticare le aspre critiche del passato, quando l’unica azione che lui ha fatto è stata quella di girare i quadri.
Anche la moglie di G non è affatto contenta: da musa ispiratrice è passata a moglie borghese di un marito risentito che ora trae ispirazione nei boschi e nei tronchi divelti. Ma la Cusk non ci dà tregua: la casa in cui viveva la famiglia doveva tornare alla proprietaria. Dunque la scrittrice si divertiva a vedere il pittore passare da una casa all’altra; il talento creativo non ci libera dagli sfratti, dalle malattie impreviste, dalla noia. Si sentivano esposti, addirittura una persona di grossa corporatura si catapultò sulla moglie mentre erano per strada, ubriaca o dipendente da qualche farmaco interrotto. La Cusk si ferma su fatti importanti ma avulsi dalla narrazione del percorso creativo di G; i lettori la devono dunque seguire con attenzione per non perdere il filo.
Struggente la visita di G e moglie, passando per il padre di lui che vive in una piccola stanza in un istituto di riposo. Da giovane aveva compiuti atti malvagi, era stato un padre faticoso, spesso assente, mai affettuoso con G. Il tutto scritto con uno stile unico, ma per quanto vuoi affinare e rendere belle le parole, ci sono i lettori che devono capire.
Nel capitolo “La levatrice”, sempre col nome G, un’altra artista parla dei suoi genitori in modo esposto:
Era evidente che li disgustava, eppure sperava ancora di conquistarsi il loro amore - e questa era la parta curiosa - facendo cose che non potevano che accrescerne il disgusto.
Ai genitori era proprio il mondo e il modo di vivere della figlia che disprezzavano. Non è facile né agevole avere l’affetto dei genitori. Anzi è quasi impossibile. E anche la Cusk sembra in affanno tra problemi artistici, talento creativo e disamore e inizia a scrivere di fatti, situazioni e sentimenti in modo piano, con frasi più brevi e la volontà di tornare al romanzo classico.
È dall’insieme che capisci che i nodi familiari, i sentimenti coniugali, le cene e le discussioni sull’arte in modo "frivolo" piacciono ancora al lettore che si stava distraendo. Un libro di grande valore, a tratti bellissimo, che non puoi leggere frettolosamente.
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Corteo
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