

C’era una volta il corpo
- Autore: Walter Siti
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2024
Dopo tanti romanzi, saggi e plaquette, l’autorevolezza di Walter Siti non si discute, soprattutto se si interessa del corpo umano: come è stato, come è e come sarà. La sua è una compilazione seria, documentata, ma ogni tanto la penna gli si inceppa su freddure e aghi di ironia che lo rendono lo scrittore originale che è. Il suo ultimo pamphlet ha come titolo C’era una volta il corpo (Feltrinelli, 2024), in cui lo scrittore va a ritroso sul come eravamo fisicamente.
Migliaia di anni fa eravamo molto più simili di quanto si voglia pensare: non eravamo bassi tutti, ma corpi con un’altezza accettabile anche ora, ma soprattutto si invecchiava e certo non tutti. Nell’agorà greca gli anziani insegnavano fin troppo le conoscenze fin lì acquisite ai giovani virgulti, e i benestanti dell’antica Roma invecchiavano, tanto che su di loro Cicerone scrisse il De senectute. Nel Settecento poi gli aristocratici si imbellettavano per sembrare più giovani.
Siti fa un rapido excursus su cosa ha rappresentato il corpo. È stato soprattutto per moltissimo tempo una impalcatura per lavori durissimi, spesso in condizioni di schiavitù. Lo scrittore, per dare agilità al libro, sorvola su usi e costumi degli Stati Uniti e della Russia, dove il corpo maschile è stato di volta in volta un contadino, un soldato, un contestatore. Le lotte per maggiore libertà sul corpo, abolizione di ogni tipo di schiavitù, le lotte femministe sono state il vanto degli anni Settanta del secolo scorso.
Ma in pochi anni il corpo maschile e quello femminile (e siamo in questo millennio) hanno perso pian piano le loro caratteristiche. In questo periodo per chi sta a casa lavorare, con lo smart working o l’aiuto di assistenza via call center, le gambe posso pure "atrofizzarsi" paradossalmente, ma nessuno vuole un corpo che ha perso la propria unicità e bellezza. E allora le palestre diventano il posto dove fare maggiore sforzo. Non il lavoro, ma i massacranti esercizi in palestra sono il nuovo che avanza e sempre unisex i corpi scolpiti e pieni di tatuaggi. Avere un tatuaggio, solo poco tempo addietro, era il segno di corpi che erano stati in prigione; ora dall’adolescenza in poi è un fiorire di macchie indelebili, di ragnatele che crescono su un corpo giovane, di veri e propri proclami messi sulla pelle a dichiarazione di amori già finiti. La sessualità è spalmata su ogni individuo che rifiuta di fare parte di una categoria e anche i maschi si stanno "femminilizzando". Nelle coppie si fa strada l’uniformità, smalto per i ragazzi, unghie lunghissime per le ragazze, tatuaggi, come si è detto; Siti vede tutte queste trasformazioni e in modo spiccio e ironico si rassegna e si rasserena sul fatto incontestabile, ovvero che lui "non ci sarà più", visto come una liberazione. E chi scrive non fa fatica a prendere come esempio il tennista Sinner: tratti unisex sul viso, un corpo tonico ma non eccessivamente muscoloso, un sorriso per ogni sbaglio altrui. Già un androide, di cui non importano a nessuno gusti culinari, sessuali, basta arrivare primi. E poi il mito della giovinezza si scontra con campioni sportivi irraggiungibili, come quando negli anni passati per le donne c’era il testosterone per performance inarrivabili, di fatto tutti campioni per una sola estate.
Fra algoritmi e l’intelligenza artificiale si chiude questo pamphlet dove poi sottotraccia si svelano due desideri finora impossibili: non voglio morire ma non voglio nemmeno invecchiare. Su queste due ossessioni, Walter Siti alza le braccia ed è quasi contento di "non esserci più", se accadrà e quando.

C'era una volta il corpo
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