Cose Viste
- Autore: Ugo Ojetti
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Avagliano
Uno dei più grandi giornalisti del primo Novecento, Ugo Ojetti, figlio di un noto architetto romano nacque a Roma, il 15 luglio del 1871. Laureatosi in giurisprudenza a soli ventuno anni, si dedicò fin da subito al giornalismo. Lavorò per molte testate e fu direttore del Corriere delle Sera. Scrittore di memoires, inviato di guerra, autore di romanzi e saggi, fu definito da Montale uno dei nostri academicieus di maggior spicco.
Cose Viste è la raccolta, l’antologia dei suoi elzeviri, la rubrica curata sul Corriere della Sera tra il 1921 e il 1943.
“L’illusione che mi conforta è quel solitario lettore tra cent’anni che troverà in Cose Viste un limpido riflesso della vita nostra, di quello che è stata la nostra vitae il tema dei nostri pensieri o solo delle nostre cronache e conversazioni.“
In queste pagine scopriamo ritratti di artisti, poeti, scrittori e i luoghi dei primi decenni del ‘900. Intelligente, sagace e dotato di arguzia, fin da giovane seppe conquistarsi apprezzamenti e rispetto nel mondo letterario. D’Annunzio, Di Giacomo, Pirandello, Serao, Verga e tanti altri furono soggiogati dalla briosità delle sue provocazioni, tanto da svelare i loro più intimi giudizi. Aristocratico nel portamento, era riconoscibile da un monocolo che portava fin dagli anni giovanili, sosteneva lo scrivere bene e la chiarezza espressiva, amava una scrittura pulita e mai eccessiva, nemmeno quando redigeva articoli di cronaca mondana che firmava con uno pseudonimo. Fu ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi, come firma autorevole del Corriere della Sera, e successivamente descrisse in un articolo, la sua anticamera:
L’anticamera di Mussolini, a Palazzo Chigi, con quei tre arazzi sulle gesta di Alessandro, è un porto di mare: magnificamente decorato. Vecchi generali dell’esercito, giovanissimi generali della Milizia, deputati, senatori, ministri e postulanti.
Aderì al fascismo, ne divenne sostenitore, ma non ne fu sempre entusiasta. Eugenio Montale, in occasione della sua scomparsa nel 1946, scrisse:
fare di Ojetti un letterato italiano tipo per colpire tutta una classe di italiani pensanti e scriventi è troppo facile e ingiusto.
Salvemini in carcere, scritto dopo avergli reso visita in prigione nell’agosto del 1925, sono pagine eloquenti sulla educazione culturale liberale e coraggiosa di Ojetti. Gaetano Salvemini era tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e fu arrestato a Roma dalla polizia fascista nel giugno di quell’anno. L’incontro malinconico con Maria Pascoli, ancora bella come la Duse, ma imbiancata dall’ultima visita. Era circondata dalle numerose foto dell’amato fratello Giovanni e nello studio del poeta, Ojetti notò come venissero conservate le pipe, ancora con il tabacco che era stato messo da lui.
Sono pagine di una velata tristezza, la stessa che è racchiusa nella casa e nell’animo dei suoi ospiti, nonostante siano trascorsi molti anni dalla scomparsa di Pascoli.
Fra i luoghi descritti nel libro voglio ricordare Via Condotti del gennaio del 1929, la via aristocratica poiché vissuta dalla borghesia agiata e gaudente che dalla metà dell’800 veniva chiamata il generone.
“Nemmeno un libraio, e anche questo mostra l’intatta romanità della via; nemmeno una trattoria, ché per via Condotti si va a passeggiare di mattina prima di colazione ovvero sul tardi prima di pranzo, ma a pensar di nutrirvisi s’offenderebbe la tradizione. Se proprio hai sete, c’è il Caffè Greco, celebre centenario; ma alle ore in cui ha clienti, via Condotti, è deserta. E poi v’è la luce. Le ore in cui via Condotti t’apre il cuore, sono quelle in cui la scalinata di Trinità dei Monti splende di sole e via Condotti, quasi tutta in ombra, è come un cannocchiale puntato su quell’apoteosi.“
Cose Viste è un libro di memorie che affascina, coinvolge e stupisce per la ricercata finezza d’espressione. Un’eredità importantissima per noi poiché il primo Novecento è stato un periodo ricchissimo di fermenti culturali e politici, nel quale l’intellettuale era colui che con i suoi scritti entrava di diritto nell’educazione nazionale. E’ la testimonianza della nostra identità nazionale che Ugo Ojetti ha saputo raccontare attraverso il costume italiano, i luoghi, i personaggi e gli avvenimenti con acume e ironia. Consigliato!
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