Così era il Vietnam. Spara a tutto ciò che si muove
- Autore: Nick Turse
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2015
Fatevi un favore, se ci riuscite. Toglietevi dalla testa gli indiani e arrivano i nostri, la retorica bellica dei film con John Waine, quella del soldato Ryan e il patriottismo a stelle e strisce di "American sniper" pure. La guerra resta un fatto sporco e i cecchini cecchini: nessuna “leggenda” tra di loro. Nessuna “leggenda” se si parla di uomini che sparano ad altri uomini. Niente di eroico in tutto ciò e niente di eroico, per questo, dentro le pagine di “Così era il Vietnam. Spara a tutto ciò che si muove” (Nick Turse, Piemme, 2015). Girateci bene alla larga se vi piacciano le storie bossoli & marines, quelle sugli uomini in divisa mascella quadrata, occhi a feritoia e animo adamantino. In questo poderoso reportage storico-giornalistico sul conflitto del Vietnam non se ne vede ombra. Di schizzati vigliacchi con elmetto e fucile, piuttosto, quanti ne bastano (e avanzano) per convincersi che l’assioma Vietnam/sporca guerra quasi quasi è un eufemismo.
Perché "il" Vietnam, a cavallo degli anni Sessanta/Settanta, è stato qualcosa di peggio e di più. Il cuore di tenebra di una generazione: non solo il massacro “ammesso e non concesso” di My Lai (500 donne, anziani e bambini trucidati inermi, quasi una replica della strage indiana di Sand Creeck: identica modalità USA nei secoli dei secoli), la poderosa inchiesta di Nick Turse ne conta molti, troppi, troppi di più. Un certo generale americano Ewell, per esempio, era ossessionato dalla contabilità dei nemici uccisi, civili compresi. 6000 ogni mese, l’obiettivo minimo, e guai a chi non si rivelava capace di stare al passo. “Tiri su il suo body count o ha chiuso” istigava, a capo di un reparto addestrato di suo a forza di “Uccidi, uccidi, uccidi”.
Il sergente Roy Bumgarner era tra i più zelanti somministratori del motto: 1500 vietcong fatti fuori come conigli, erano il suo curriculum da battaglia. Roy Bumgarner era molto bravo a uccidere i nemici, e c’è da scommettere che non fosse il solo. Se avete studiato un po’ di storia, inutile rimarcare che dove non arrivavano i cecchini arrivavano gli incendi, gli stupri, le torture, e il napalm e le bombe al fosforo, piovute giù dal cielo nemmeno fosse pioggia.
Aldilà di quello che sapete e che vi è stato detto sui “musi gialli” e gli americani, sui comunisti di Ho Chi Min e gli americani salvatori della patria, sullo scontro impari tra Davide e Golia, aldilà dei numeri infiniti dei vivi e dei morti, delle rimozioni facili e persino di qualche tentativo di agiografia a posteriori, ciò che posso dirvi con assoluta certezza è questo: “Così era il Vietnam” è un libro da cui non ci si libera facilmente. Basato su anni di ricerche, su documenti e racconti di chi c’era (vietnamiti e americani), il libro è poderoso (quasi 400 fitte pagine) ma avvince come un romanzo.
Un’inchiesta giornalistica con tutte le carte in regola per porsi come la voce definitiva sul Vietnam e sulla guerra senza quartiere che a quelle latitudini è stata combattuta.
Così era il Vietnam. Spara a tutto ciò che si muove
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