D’Annunzio del libro mancato
- Autore: Donatello D’Orazio
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2009
D’Annunzio era un artista incredibilmente capace di attirare l’attenzione del pubblico, e per farlo è riuscito anche a mostrarsi nel medesimo periodo con volti differenti (e contrastanti). Egli non era certo uno scrittore cattolico, basti pensare che nella poesia L’annunzio (1899) evocò atmosfere neopagane:
“Tutte le creature tremarono come una sola/ foglia, come una sola goccia, come una sola/ favilla, sotto il lampo e il tuono della parola./ Il gran Pan non è morto!/ E il terrore sacro si propagò ai confini/ dell’Universo. Ma gli uomini non tremarono, chini/ sotto le consuete onte./ Tutte le creature udirono la voce/ vivente; ma non gli uomini cui l’ombra d’una croce/ umiliò la fronte.”
Il suo sentimento del sacro non era cristiano, ma ampio e personale, apparentemente legato a emozioni passeggere: un’armonia di sentimenti e pensieri che per tutti gli estranei rimasero inaccostabili, incomprensibili. Il poeta guerriero aveva inoltre una sua idea del sacrificio religioso per la Patria: più volte volle sfidare il destino per rischiare la bella morte, impegnandosi in azioni temerarie, ma distanti dalla guerra di massa, che produce la scomparsa anonima del soldato, disperso nei disastri delle trincee.
Ciononostante, in un certo momento della sua carriera, il pescarese progettò persino di scrivere una vita di Gesù, che non vide tuttavia la luce. A questo testo mai completato Donatello D’Orazio (1896-1986), giornalista e romanziere di Chieti, ha voluto dedicare un saggio: D’Annunzio del libro mancato. L’autore cominciò le sue ricerche nel 1973 e stese il suo testo tra la fine dell’anno successivo e l’inizio del 1975, il lavoro però è stato pubblicato solo nel 2009, dall’editore Solfanelli.
L’argomento è curioso e l’analisi si snoda attorno a due interrogativi:
“da che, e come, nacque l’idea in D’Annunzio di scrivere la vita di Gesù? E perché, poi, non la scrisse?”
Il Vate prese sicuramente le mosse dalla Vita di Gesù (1863) di Renan, a differenza del francese voleva scrivere un libro che potesse risultare gradito agli esteti come pure ai cattolici intransigenti, ma probabilmente sarebbe stato colpito anche lui da critiche severe:
“Non è facile essere cristiano; sarebbe forse più facile narrare la vita di Gesù?”
Meglio non rivelare altro, a questo punto, affinché il lettore curioso non perda il suo interesse.
D’Orazio cercò di districare un autentico mistero e produsse ciò che ci appare come una somma di interpretazioni, intuizioni e ipotesi, ma soprattutto un mirabile ritratto psicologico di un colosso della nostra letteratura. Viene da chiedersi quanti scrittori diversi sia stato D’Annunzio nel corso della sua esistenza: quante anime hanno convissuto in lui? D’Annunzio del libro mancato ci regala sfaccettature sconosciute di una mente prismatica.
D'Annunzio del libro mancato
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