Da quella prigione. Moro, Warhol e le Brigate Rosse
- Autore: Marco Belpoliti
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2012
Marco Belpoliti riserva a un pubblico di intenditori questo originale lavoro di indagine sui due famosi (e drammatici) scatti Polaroid effettuati dai brigatisti rossi ad Aldo Moro, durante il suo sequestro. Partendo dal significato di quelle immagini, come in una sequenza di cerchi concentrici Belpoliti allarga la propria indagine cogliendo similitudini e differenze con altre celebri fotografie che, in quegli anni, fecero il giro del mondo.
Ne viene fuori un raffronto a tutto tondo, ad ampio raggio, in una visione aperta a più prospettive, collegata non soltanto a sanguinosi episodi di cronaca nera, ma anche all’arte figurativa, alla letteratura, al cinema.
Ecco, dunque, il riferimento ad un mostro sacro quale Andy Warhol con le sue geniali riproduzioni di foto - l’artista girava sempre con una piccola Polaroid in tasca - su quadri divenuti icone ad ogni latitudine. L’iperrealismo, corrente artistica derivata dalla Pop Art, troverebbe espressività persino nel messaggio studiato e lanciato dai brigatisti con le pose di Moro, secondo una strategia eversiva mai affidata all’improvvisazione e al caso. La simbologia di quelle due istantanee consiste nell’immortalare - termine paradossale se si pensa all’epilogo della vicenda - lo statista, l’uomo di potere, in tutta la propria vulnerabilità e fragilità, riconsegnando ad un’opinione pubblica sgomenta l’immagine di una persona comune, la cui vita dipendeva soltanto dalla decisione dei carcerieri della "prigione del popolo", con il macabro e grottesco particolare della prima pagina di Repubblica mostrata dal prigioniero e su cui si leggeva sparato in grande “Moro assassinato?”.
Le analisi di Belpoliti sono originali, inedite, penetranti, vellicano la mente del lettore impegnato, attratto dal tema del terrorismo degli anni Settanta.
Ogni tanto, però, l’autore pare un po’ calcare la mano nel lavoro di scavo delle proprie considerazioni: in qualche passaggio, infatti, si esagera nel voler ricavare improbabili significati reconditi come, per esempio, nell’esegesi del particolare sguardo di Moro per via di un suo lieve strabismo. A parte questo, il libro resta tuttavia sempre interessante, avvincente - acuto il richiamo al film “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio -, in quanto si va al di là delle semplici immagini, interpretandone invece il portato politico e psicologico dei messaggi lanciati dal fotografo carnefice.
Pubblicato da Guanda nel 2012. Da quella prigione è un breve e illuminante saggio meritevole di una lettura attenta per il suo denso contenuto. Un soffio di pagine succulente da non perdere, ricche di esplorazioni interpretative nuove, insolite, sorprendenti nella loro unicità.
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