Dalle Pasque Veronesi alla Pace di Campoformido, Vol. 2. L’oppressione giacobina in Verona e la caduta di Venezia (marzo 1797-gennaio 1798)
- Autore: Antonio Maffei
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2006
Nel 2006, dopo aver pubblicato il primo volume del giornale di Antonio Maffei (1759-1836) sull’insorgenza antigiacobina di Verona: Dalle Pasque Veronesi alla Pace di Campoformido, Vol. 1. La fine della Dominazione Veneziana in Verona (marzo 1797-gennaio 1798), la casa editrice il Cerchio ha stampato la seconda parte della narrazione storica: Vol. 2. L’oppressione giacobina in Verona e la caduta di Venezia (marzo 1797-gennaio1798).
Questa porzione del diario parte dal rientro dei francesi nella città dell’Arena, quando nel centro abitato regnava ormai il timore per la vendetta imminente:
“La prima prova che [i soldati napoleonici] diedero della loro lealtà nel mantenere i patti accordati, fu quella d’atterrare le porte delle case dove volevano alloggiarsi, d’entrarvi colla sciabola, di spaventare e derubare le famiglie e segnatamente molti dei migliori cavalli con i loro finimenti”.
Si instaurò quindi un governo provvisorio formato da collaborazionisti, “vile strumento” del Bonaparte, e le rappresaglie contro i difensori del governo legittimo si annunciarono sin da subito tremende. Severissimo è il giudizio dell’autore verso la intellettuale Silvia Curtoni Verza (1751-1835) che – al pari d’altri letterati – aveva sposato gli ideali repubblicani d’oltralpe, tradendo la Serenissima:
“Tra la molteplicità di quelle scienze che adornano il vuoto cervello, ella dimenticò di occuparsi della logica. Conviene dunque aiutare la sua ragione e porre dinanzi ai suoi occhi il suo proprio ritratto, vedere se saprà riconoscersi e se potrà dopo ciò sostenere la sua vantata innocenza negli affari di Verona e non inorridire, specchiandosi nella propria sua immagine. Voi, Sig.ra Silvia, foste una perfetta aristocratica fino alla partenza del vostro amico, l’emigrato Duca di Guiche. I semi di democrazia, sparsi nel vostro cuore dall’infame società letteraria che avete coltivata in vostra casa, germogliarono e presero vigore a misura che le truppe Francesi si approssimarono a Verona. […] Nel momento che la vostra patria, i vostri parenti, i vostri amici soffrivano tutti i mali della guerra la più feroce, sotto lo specioso nome di neutralità, la vostra società venne accresciuta da molti Generali ed ufficiali Francesi del partito il più terrorista. La vostra compagnia si amalgamò con quella della Sig.ra Elisabetta Mosconi, ed eccola aumentata dei Tramontini, degli Zorzi, degli Zamboni, delle democratiche Montanari e di mille altre teste vuote e sciocchi insetti repubblicani, che non vi sareste degnata di guardare in viso sei mesi prima”.
Come nel libro precedente, anche qui il Maffei non nasconde alcun nome e lancia accuse precise che colpiscono francesi e italiani, patrizi veronesi e veneti. Egli, nobiluomo di Terraferma, non poté trattenere lo sdegno davanti all’ignavia della maggioranza dei politici veneziani, che consegnarono il glorioso Stato marciano a una rapida rovina, con la perdita di vite umane, ricchezze e beni artistici. Solo i popolani e alcuni reparti militari tennero alto l’onore del Leone.
Il 12 maggio 1797 il governo aristocratico si suicidò per permettere che anche tra le lagune sorgesse una municipalità democratica, ma il popolo veneziano si ribellò e cercò di riportare al potere il Doge (contro la sua stessa volontà). La disperata rivolta venne sedata a colpi di cannone e fu quello l’ultimo spasimo di una grande civiltà che aveva più volte resistito alle avanzate dei turchi e che sino ad allora aveva custodito gelosamente la sua indipendenza.
Tutti i simboli della Repubblica Veneta furono banditi:
“Si mettevano in pezzi tutti i leoni che i Veneziani erano soliti moltiplicare all’infinito nelle città a loro soggette, e non si aveva il più piccolo riguardo a distruggere dei capi d’opera d’arte che si sarebbero potuti conservare sotto qualunque costituzione.”
I democratici si distinsero per l’imposizione di leggi astratte che non vennero incontro ai bisogni reali del popolo, e gli innumerevoli furti compiuti dai francesi sono ben noti.
Non c’è quindi da stupirsi se molti ex-sudditi veneti, almeno sulle prime, accolsero con giubilo l’arrivo degli austriaci, che presero possesso di Verona il 21 gennaio 1798.
Il linguaggio antiquato dei due volumi del Maffei è perfettamente comprensibile per il lettore contemporaneo e le sue ricostruzioni possono servire come fonte utile per nuove ricerche. L’edizione è inoltre provveduta di un ricco apparato di note; dopo aver studiato il primo tomo è indispensabile procurarsi anche il secondo.
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