David Lynch. Il tempo del viaggio e del sogno
- Autore: Valerio Monacò
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
"Un privilegio scrivere del libro di un giovane autore italiano con il quale condivido le origini siciliani e l’ammirazione per David Lynch" scrive Angelo Badalamenti nella prefazione al libro "David Lynch. Il tempo del viaggio e del sogno". Un saggio sulla vita e le opere di un artista poliedrico dallo stile inconfondibile, il pittore del cinema come è stato definito.
Valerio Monacò, nato a Potenza, è un giovane giornalista e critico cinematografico freelance. Dopo lavori tra i più disparati, oggi collabora con testate nazionali e organizza rassegne cinematografiche e lezioni di storia del cinema. È nel tempo e nel sogno che il viaggio da lui narrato prende forma tra descrizioni e foto.
Scrivere un saggio su David Lynch non deve essere stato semplice, perché non sono molte le informazioni sull’artista, dalla vita riservata e non propensa a nessuna forma di pubblicità. Un lavoro notevole tra rievocazioni, ricordi e musica. Mi ha sorpreso, inoltre, la lunga e pregevole bibliografia postata nelle ultime pagine del volume: da Dante a Ballard, Borges, Campana, da Yeats a Faulkner, Calvino, Joyce, da Mircea Eliade a Celine, Herzog, Wallace e tanti altri.
La sua vita è un viaggio colmo di bellezza. Ed è un sogno, ne sono convinto, un lungo sono imprevedibile che rende tutto irreale. E questo sogno alle volte allarga una maglia nel tessuto dell’universo mostrando l’incubo nel suo riflesso. L’oscurità entra e ci costringe a guardare il mondo da un’altra angolazione.
Dalla nascita di David Lynch a Missoula, Montana, nel 1946 in una famiglia con la mamma casalinga e il padre Donald ricercatore del Ministero dell’Agricoltura, costretto a spostarsi di continuo per lavoro, agli anni giovanili nei quali il nostro artista amava dipingere. Lo studio delle arti gli fecero prediligere il pittore Francis Bacon e successivamente appassionarsi ad Hopper, fino a giungere alla realizzazione del suo percorso ribelle e visionario con il cinema che aveva il potere di includere tutte le altre arti.
Come per i surrealisti e la scrittura automatica, Lynch parte da un punto preciso e una volta messosi al lavoro lo trasforma subito in qualcos’altro, innescando un processo completamento diverso da quello da cui era partito.
Dal breve cortometraggio Six Men Getting Sick del 1966 nel quale Lynch ricostruisce, attraverso immagini, i sintomi di una malattia che colpisce sei uomini, un incubo nato da un’idea di un giardino notturno in Accademia: un quadro visivo e sonoro di una sua particolare esperienza. Allo scomodo e disturbante Eraserhead, "La mente che cancella", del 1977 di cui pochi furono disposti ad andarlo a vedere e a recensirlo. E poi il noto e struggente The Elephant Man del 1980, in una Londra di fine dell’ottocento la cui storia dell’uomo elefante, ripugnante, deforme con la voce triste altro non è che il riflesso dell’ipocrisia umana. E ancora Velluto Blu, Cuore Selvaggio, alle due serie molto famose della sua carriera, Twin Peaks. Il tempo del viaggio e del sogno, con la sua splendida e artistica copertina, è un lungo viaggio nella vita, negli ideali e nella poetica di David Lynch, temi e figure del suo mondo visionario. Il cinema narrato e vissuto come pura esperienza sensoriale di uno dei cineasti la cui utopia è stata tra le più rappresentative dell’avanguardia del nostro Novecento.
David Lynch. Il tempo del viaggio e del sogno
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