Decadent Doll
- Autore: Maddalena Lonati
- Anno di pubblicazione: 2007
Maddalena Lonati, laureata in lingue e letterature straniere e già autrice di racconti in diversi periodici e antologie, ci parla di sè e ci presenta personalmente il suo primo romanzo "Decadent Doll" (Prospettiva Editrice, 2007).
- Di cosa tratta il tuo romanzo?
E’ sempre piuttosto complicato dover riassumere un libro in poche frasi. In “Decadent Doll” la protagonista, Lucrezia, è affetta da schizofrenia, e la sua malattia, che peggiora negli anni, la porta a creare dimensioni parallele nelle quali rifugiarsi allontanandosi dal mondo reale. Crea personaggi immaginari e va alla ricerca di situazioni sempre più particolari, sempre più estreme, perché incapace di accettare la realtà e la normalità della vita. Lucrezia è alla ricerca compulsiva di risposte che diano un senso alla sua esistenza, ma ogni suo tentativo fallisce. Con l’aggravarsi della malattia rifiuta sempre più i sentimenti e col tempo si trasforma nell’archetipo della Domina, diventa un essere apparentemente privo di emotività. Così anestetizzata dai sentimenti sperimenta ogni tipo di perversione e di dissolutezza solo per poterla studiare, le persone per lei divengono solo dei soggetti da osservare e catalogare nella sua ricerca antropologica. Studia se stessa e gli altri con il massimo distacco, con rigore scientifico. Grazie all’aiuto di uno psichiatra recupera lentamente il suo equilibrio ed arriva all’accettazione di sè, ma è soprattutto grazie all’aiuto di un uomo che si innamora di lei che torna a vivere. E’ un rapporto conflittuale ma stimolante, e con il suo appoggio e la sua dedizione intraprende un doloroso cammino che la porta a riappropriarsi dell’autostima. Sono molte le storie e le situazioni parallele in “Decadent doll”, la trama si snoda su più livelli che confluiscono tutti verso un finale imprevedibile.
- Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ho sempre nutrito una profonda passione per la lettura, sin da quando ero piccola. I libri sono una presenza costante ed indispensabile nella mia vita, il posto che occupano è di assoluto rilievo. La mia formazione è basata prevalentemente sui classici, credo siano fondamentali per imparare a scrivere, ma le mie preferenze ovviamente hanno oscillato e sono cambiate col trascorrere degli anni. Un punto di riferimento fisso però è sempre stato rappresentato dai Decadenti, che sono tuttora i miei preferiti. Mi affascinano per la loro ricerca estenuante della bellezza e per gli esiti virtuosistici a cui la loro sperimentazione è approdata.
Amo i versi evocativi dei poeti maledetti, Mallarmè, Rimbaud, Verlaine, Baudelaire, ma soprattutto i romanzi dei Decadenti: il delirio immaginifico di Huysmans, il cinismo ineguagliabile di Oscar Wilde, la musicalità di D’Annunzio. Ovviamente la mia predilezione per i classici spazia anche in altre correnti ed altre nazioni, quindi ho letto molto i russi come i sudamericani, gli scrittori dell’Est Europa come quelli del Nord; ho sempre cercato gli stimoli più diversi per avere una panoramica completa.
Uno dei miei libri preferiti è “Lolita” di Nabokov, uno dei più straordinari romanzi che siano mai stati scritti. Nabokov rientra sicuramente fra i più grandi talenti del ‘900.
Per quanto riguarda i contemporanei, ho avuto il piacere di leggere dei capolavori che mi hanno aiutata nel mio percorso formativo, ad esempio “ Le confessioni di Max Tivoli” di Greer, “ Il profumo” di Suskind, “ L’amante” di Margherite Duras, “ Il danno” di Josephine Hart. Trovo che questi romanzi, per quanto completamente diversi fra loro, siano accomunati da livello stilistico altissimo.
- Da dove trai ispirazione per le tue storie?
Non credo nell’artista folgorato dall’ispirazione che si mette a scrivere di getto e partorisce il capolavoro. E’ una visione romantica, di sicuro suggestiva, ma molto lontana dalla realtà. Il lavoro della scrittura è meticoloso, fatto di ricerche approfondite sugli argomenti trattati, infinite revisioni, tagli drastici, rimaneggiamenti, dedizione costante. E’ però vero che, prima di tutto questo lento processo, si viene attraversati da un’idea che poi si svilupperà. E’ solo un seme che poi va piantato e coltivato, ma è indispensabile che ci sia. E questa idea può essere colta un po’ ovunque: dallo stralcio di una conversazione sentita per caso, da un quadro visto in una mostra, da un ricordo remoto che poi viene rielaborato. Tutto può fornire degli spunti validi, bisogna solo saperli cogliere. Per uno scrittore è indispensabile allenare la propria attenzione, il proprio spirito di osservazione perché tutto può essere trasformato in romanzo, tutto serve. Giro sempre con un blocco per gli appunti perché in qualunque momento potrei annotare qualcosa che poi mi tornerà utile, è importante non lasciarsi sfuggire le idee. Per quanto riguarda i racconti, parto in genere da un’immagine, il primo stimolo è normalmente visivo. Per “Decadent Doll” invece, essendo un romanzo e avendo quindi una scrittura di più ampio respiro e con un intreccio decisamente più complesso, ho sviluppato il tema che desideravo trattare declinandolo negli ambiti più diversi. Sono partita dal desiderio di voler parlare di un personaggio schizofrenico, e da lì mi sono chiesta come avrebbe interagito con la realtà, quali scelte avrebbe compiuto, quali problemi avrebbe affrontato. Ho delineato tutta la trama avendo ben chiaro quello che avrei voluto scrivere, finale compreso, ma i dettagli, molte situazioni, così come anche alcuni personaggi sono nati strada facendo. E’ stato molto stimolante creare i personaggi, per renderli credibili li ho immaginati nei minimi dettagli, li ho visualizzati come se fossero persone reali, ho creato il loro aspetto, la loro personalità, le loro manie, le loro debolezze, il loro passato, e solo quando li ho avuti perfettamente nella mia mente li ho fatti interagire con gli altri all’interno della trama. Sono stati dapprima delle creazioni singole, ho compilato la loro biografia dettagliata, solo così penso possono essere convincenti e sembrare reali, non volevo rimanessero bidimensionali. Soprattutto la creazione di Lucrezia, la protagonista, è stata una vera e propria sfida per la sua complessità mentale.
- Perché scrivi sempre in prima persona?
Scegliere di scrivere in prima piuttosto che in terza persona dà un’impostazione totalmente diversa alle proprie opere, non può essere una scelta arbitraria. Come per tutti i miei racconti, ho scelto la prima anche per “Decadent Doll” perché mi permette una maggiore aderenza con la storia che narro, mi consente di vivere più visceralmente le vicende che desidero trasmettere al lettore. Si crea una maggiore empatia con chi sta leggendo, quasi come se la protagonista si stesse confidando con chi sfoglia le pagine del romanzo. Io ho bisogno di immedesimarmi nei personaggi che creo per renderli plausibili, come un attore che si prepara per la parte e si convince che, almeno in quel momento, quella è la sua realtà. Non posso mettere una barriera fra me e i personaggi, mi devo calare nel ruolo scavando in me alla ricerca delle sensazioni. E’ un processo talvolta doloroso. In “Decadent Doll”ci sono situazioni estreme, e trovare in me le risorse per trasmettere le emozioni che Lucrezia stava provando è stato arduo. Scrivere in prima persona mi permette anche di enfatizzare maggiormente la componente psicologica del personaggio e di attingere liberamente alle sue riflessioni. Essendo un romanzo a sfondo psicologico è risultata utile questa impostazione.
- Perché hai scelto tematiche così dure da affrontare?
E’ stata una sorta di sfida con me stessa. Cerco di mettermi sempre alla prova sperimentando in territori complicati, così da trovare continuamente nuovi stimoli. In questo caso ho deciso di parlare di schizofrenia, di prostituzione, di droga, di perversione, tutti temi molto difficili da affrontare e da gestire. Volevo dimostrare che si può trattare di certi temi senza indugiare in particolari morbosi, senza compiacersi di inutili volgarità fini a se stesse. In “Decadent Doll” non ci sono scene volgari, ero molto più interessata alle motivazioni psicologiche che hanno condotto Lucrezia a compiere certe scelte piuttosto che alla realizzazione delle stesse. Ho cercato quindi di mantenere alta l’attenzione del lettore senza ricorrere al facile espediente delle scene di sesso, credo che avrebbero banalizzato il libro e comunque non era quello il mio scopo.
- Scrivi anche racconti, recensioni, hai una rubrica sui gioielli d’epoca. Qual è la forma espressiva che preferisci?
Ogni argomento, ogni ambito necessita di uno stile diverso, di un approccio e di una struttura differente. Sono tutte forme espressive per me molto gratificanti, anche se lontane fra loro. Per me è una fortuna poterle sperimentare tutte, mi consente di allenarmi costantemente nella scrittura spaziando attraverso varie modalità. Senza contare che posso recensire mostre d’arte, che io adoro, e così approfondire anche questo mio interesse. I gioielli d’epoca poi sono uno dei miei argomenti preferiti, li studio da molti anni, ed è splendido poter scrivere della loro evoluzione stilistica dall’Art Nouveau agli anni ’40 facendo continui riferimenti al contesto storico, sociale ed artistico. I racconti invece mi permettono di acquisire agilità e ritmo dovendo comprimere una storia in così poche battute.
- Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Di cosa ti stai occupando?
Mi sto occupando della promozione di “Decadent Doll”. E’ importante riuscire a dargli visibilità. Poi, come sempre, sto pubblicando racconti e recensioni, oltre alla rubrica sui gioielli d’epoca, mia grande passione. Ho scritto un catalogo sulle pietre preziose per “Malossi gemme create”, un progetto abbastanza sperimentale nell’impostazione. E’ molto più un libro che un catalogo, e soprattutto il punto di vista è insolito. E ho terminato di scrivere il secondo libro, totalmente diverso dal primo, che verrà pubblicato da Robin Edizioni. Ho infatti sempre bisogno di stimoli nuovi, per questo non amo ripetermi ma preferisco percorrere strade per me ancora sconosciute. Inoltre inizierò ad insegnare scrittura creativa, mi piacerebbe riuscire a trasmettere la mia passione per quest’arte e fornire almeno i rudimenti per approcciarla.
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