Degli uomini
- Autore: Laurent Mauvignier
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
“Forse non ha alcuna importanza, tutto questo, questa storia, forse non si sa cos’è una storia finché non si sono sollevate quelle che sono sotto e che sono le uniche che contano, come i fantasmi, i nostri fantasmi che si accumulano e formano le pietre di una strana casa in cui ci richiudiamo da soli, ognuno la propria casa,e quali finestre, quante finestre?”
Bastano queste poche righe per riassumere l’essenza di questo bel romanzo, scritto in modo esemplare da Laurent Mauvignier (nato a Tours, classe 1967) nella prima edizione in lingua originale francese nel 2009 e proposto da Feltrinelli l’anno successivo.
La storia che “forse non ha alcuna importanza” a cui si riferisce lo scrittore (attraverso le parole di Rabut) è quella di Bernard, soprannominato Fuoco di Legna, lui, “che tutti avevano conosciuto così sbruffone e altezzoso”, era come “una molla si fosse rotta a furia di essere stata troppo tesa, troppo tirata”.
Bernard, uomo di mezza età, squattrinato e isolato rispetto alla vita del paese, si presenta alla festa di pensionamento della sorella Solange con un costoso regalo. Da qui partono infelici illazioni da parte dei presenti su come Bernard abbia potuto recuperare il denaro per acquistare quel prezioso dono, scaturite poi in una furiosa lite tra Bernard stesso e Chefraoui, un algerino amico della festeggiata.
Tutto accade e precipita nel giro di pochi minuti, ad un ritmo incalzante ed incontrollabile che Mauvignier ci trasmette omettendo le virgolette dei dialoghi ed utilizzando una sintassi ridotta, telegrafica.
A seguito del coinvolgimento dei gendarmes, Rabut, cugino di Bernard, viene coinvolto nelle indagini ed è qui che avviene la svolta del romanzo e cambia la prospettiva del lettore, cambia il punto di vista, cambia la verità finora conosciuta ed ipotizzata:
“una cosa così, che penso, viene ad insinuarsi e a offuscare il momento della nostra storia in cui di colpo è qui, come un conto in sospeso vecchio di quarant’anni, l’età di un uomo fatto per guardarci e dirci no, non è finita, credevamo fosse finita e invece non era finita”.
Rabut ripercorre così la sua partecipazione alla guerra di Algeria che ha vissuto proprio insieme a Bernard, facendo scoprire al lettore quei “fantasmi” che si accumulano e che si fatica a nascondere anche dopo quasi mezzo secolo. Qui la sintassi si fa lenta, con frasi interrotte e con descrizioni di luoghi e di sentimenti: sono i ricordi che riaffiorano, il passato che ritorna.
Un romanzo che stupisce per la sua intensità di immagini, per la sua struttura e per aver riaperto una triste pagina della storia di Francia:
“Che uomini sono quelli che hanno potuto fare una cosa del genere? Non sono degli uomini, quelli che fanno una cosa del genere. Eppure. Degli uomini.”
Degli uomini
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