Della verità profetica
- Autore: Girolamo Savonarola
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
A Padova Via Savonarola va dall’incrocio di Via Ponte Molino con Via Petrarca sino a Piazzale Porta Savonarola. Questa strada è intitolata a un’antica famiglia patavina che abitava nel quartiere Santa Lucia, oggi scomparso. Luigi Formentoni, nelle sue Passeggiate storiche per la città di Padova (1880), scrive:
“A proposito della porta Savonarola vi dirò che il nome le viene dal Palazzo della famiglia Savonarola, da cui sortì i natali il famoso Girolamo frate Domenicano nato nel 1452 a Ferrara e abbruciato in Firenze per comando di Casa Medici nel 1498”.
Il predicatore nacque infatti a Ferrara il 21 settembre 1452, la sua famiglia era originaria di Padova e gli fece impartire un’educazione cristiana, avviandolo verso gli studi in medicina. A 23 anni, nel 1475, Girolamo Savonarola scelse però la vita religiosa.
Nel 1482 divenne priore del convento di San Marco a Firenze e iniziò a predicare contro il vizio e la corruzione dei suoi tempi. Nel 1494 profetizzò che l’arrivo di “un nuovo Ciro” avrebbe castigato l’Italia e la discesa nella penisola di Carlo VIII (1470-1498) parve confermare le sue parole, accrescendo enormemente la sua fama. Nel 1496 i suoi contrasti con Papa Alessandro VI (1431-1503), Rodrigo Borgia, si accrebbero sempre più e un anno dopo il religioso fu scomunicato; nel 1498 i nemici di Girolamo lo fecero arrestare e dopo tre processi andò incontro al supplizio di cui si è già detto.
Di Savonarola, nel 1992, l’editrice Città Nuova ha pubblicato il volume Della verità profetica, a cura del saggista Tito Sante Centi (1915-2011), cioè una delle opere più importanti del ferrarese, in cui taluni studiosi hanno riconosciuto una sintesi di tutto il suo pensiero. Come si apprende dall’argomento, si tratta di un dialogo teologico:
“Mentre Girolamo passeggia in un luogo appartato per meditare sulle cose di Dio, si presentano a lui i sette doni dello Spirito Santo, travestiti sotto nomi simbolici, come se fossero pellegrini sconosciuti mossi dal desiderio di disputare con lui”.
Il testo vide la luce quando l’autore era già in carcere in attesa di essere giustiziato e a tale circostanza il frate accenna in maniera diretta:
“È una cosa mirabile, che si offrano a lui improvvisamente buone notizie, mentre innocente è vessato da tante persecuzioni”.
Il libro è sostanzialmente un’autodifesa delle posizioni dello scrittore, che spiega come si possa essere certi che una profezia è divinamente ispirata.
“I profeti sono concessi da Dio alla sua Chiesa quali intermediari tra Dio e il popolo; sono quindi illuminati e guidati da Dio con tanta efficacia da non potersi ingannare circa le cose che vedono e preannunziano in nome di Dio. Diversamente ciò comporterebbe il più grave sovvertimento del popolo e la rovina della sua fede.”
Girolamo ripropone i temi che aveva già toccato in passato, argomenta le sue convinzioni e le riconferma con decisione:
“Così, o Signore, sebbene di quanto io ho profetato sulla tua parola io sia certo di non ingannarmi affatto, tuttavia tu sai, quale unico scrutatore dei cuori, che io sono pronto, mediante qualsiasi correzione anche pubblica, alla ritrattazione. Io non mi vergognerò né mi rincrescerà affatto, se con la tua luce in qualsiasi modo dirai che quanto ora è luce invece è tenebra, di proclamare il tuo comando davanti al popolo. Poiché io cerco con tutte le mie forze di piacere a te e non alla popolarità, che è cosa vana. Perciò qualsiasi spregio, anzi, la morte stessa subita per amore del tuo nome, sarà per me gioia somma e supremo gaudio”.
In questa edizione il curatore ha svolto un buon lavoro, arricchendo i dialoghi con note utili tanto a comprendere, quanto (potenzialmente) a sviluppare nuove riflessioni. A Della verità profetica, nello stesso tomo, è stato aggiunto un secondo scritto savonaroliano: l’Apologia dei frati della congregazione di S. Marco, in cui è presente ancora una volta lo spirito di rinnovamento della vita religiosa proprio del domenicano.
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