

Di spalle a questo mondo
- Autore: Wanda Marasco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2025
Una lettura che definirei impegnativa quella del nuovo romanzo della scrittrice napoletana Wanda Marasco, pubblicato da Neri Pozza nel gennaio 2025 con il titolo Di spalle a questo mondo, ben descritto dalla copertina del volume: l’immagine di una parete che divide due silhouette, un uomo e una donna che pur guardandosi non riescono a vedersi.
I due protagonisti della storia vera, anche se ovviamente romanzata, sono il dottor Ferdinando Palasciano, medico attivo a Napoli presso l’ospedale degli Incurabili a metà Ottocento, e sua moglie, la russa Olga de Vavilov, originaria di Rostov, dove aveva lasciato la madre e due sorelle. Un grande amore tra i due, che vivevano in una torre merlata a Capodimonte, con i due fedeli servitori, Carmelina e Isidoro. La grande casa era circondata da un bellissimo giardino, ma purtroppo la vita della coppia aveva subito una grande rottura del loro equilibrio: Ferdinando, dopo diversi episodi in cui si era manifestato un disturbo psichiatrico grave, fatto di continui deliri e perdita di contatto con la realtà, era stato forzatamente ricoverato per un anno in una clinica per malattie mentali e curato da un caro amico, Consalvo, che prometteva a Olga, che era stata costretta ad allontanarlo da casa, che il marito opportunamente curato sarebbe guarito.
Nell’anno che Ferdinando trascorre alla villa Fleurent viene ricostruita tutta la storia che aveva condotto il grande medico alla “pazzeria”: nel 1848, durante i moti di Messina, Palasciano aveva soccorso e curato i feriti, tanto di parte borbonica che delle truppe dei rivoltosi: un gesto che non gli era stato perdonato dal generale Filangieri, il quale lo aveva fatto condannare a morte, ma Ferdinando II, il re Borbone, lo aveva graziato per la stima che riponeva nel medico che aveva salvato il suo cavallo. Fu quella la prima volta che un medico militare concepiva la neutralità del ferito in battaglia, principio che sarà ripreso da Dunant, lo svizzero inventore della Croce Rossa, che dopo la Seconda guerra d’Indipendenza del 1859 aveva combattuto per il soccorso a tutti i feriti, senza distinzione, in quelle sanguinosissime battaglie.
Ma la vita di Palasciano era stata piena di delusioni, mancanza di riconoscimenti, disistima da parte di colleghi e superiori, fino allo smantellamento dell’ospedale napoletano degli Incurabili nel quale aveva profuso generosa professionalità e a cui si era opposto disperatamente: suor Patrizia, una ragazza che aveva salvato dalla morte, era diventata la sua fedele assistente, riconoscendone il grande valore scientifico oltre che umano.
Nel libro incontriamo praticamente l’intera storia del secondo Ottocento italiano: storia e politica, con personaggi che avevano contribuito a fare l’Italia, Garibaldi, Nicotera, Pisacane, l’insegnamento di Mazzini; la fine del regno dei Borbone, la storia culturale, lo scultore Gemito, anche lui finito in manicomio, il pittore Delbono, amico di famiglia, attirato dalla contessa Olga, che tuttavia resta fedele al marito infermo ma gli chiede di dipingere una serie di eruzioni del Vesuvio. Poi Antonio Ranieri, legatissimo a Palasciano, che racconterà un episodio certamente di fantasia ma molto coinvolgente: una piccola cassetta, che forse contiene le ossa del grande Giacomo Leopardi, verrà depositata in segreto nel giardino meraviglioso dei Palasciano, mentre viene recitato un inedito del grande recanatese.
L’aspetto più interessante di questo romanzo, il cui linguaggio sembra spingerlo verso il gusto barocco così caratteristico della cultura partenopea, è proprio l’uso della lingua. Molto dialetto napoletano delle classi subalterne, che dialogano con termini lessicali ed espressioni idiomatiche quasi incomprensibili per chi non conosce quella lingua, per me meravigliosa, si alterna a una prosa letteraria alta, raffinata, metaforica, misteriosa: cosa significa la zoppia di Olga, forse originata da una caduta da bambina, nelle gelide nevi russe, ma che compare e scompare, quasi fosse un disturbo che oggi chiameremmo psicosomatico; e ancora davvero Palasciano parla con Gemito, nella sua cella di reclusione in manicomio, o è un’ennesima fantasia della sua psiche turbata?
Ci sono simboli preziosi in questo romanzo, un’intera compagnia di burattini, “pupi”, che il medico in piena euforia compra da una scalcagnata compagnia di guitti affamati e che conserverà fino alla morte; una statuina magica, che regala al suo più caro amico, capace di sparire e ricomparire; un’asina vecchia e malata, sottratta al suo destino di morte e ricoverata, risanata e accudita nella stalla della torre; una bustina di caramelle all’anice, una sorta di toccasana per un malato di mente, come allora era giudicato da tutti il grande benefattore. Un grande amore, pudico, cerebrale, ineffabile, quello che lega per una vita intera Ferdinando e Olga, fino alla fine dettata ancora una volta dall’amore. Olga che con la sua imperfezione rappresenta Napoli, “malinconica, smarginata, pronta a franare”.

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