Diario del ladro
- Autore: Jean Genet
Chi era Jean Genet?
Nato a Parigi nel 1910, da Gabrielle Genet e da padre sconosciuto, vive l’esperienza dell’adozione in una famiglia affettuosa, calda, gioviale.
Il suo primo furto risale a quando aveva dieci anni, è un ragazzo antisociale e difficile che a diciotto anni entra nella Legione straniera.
Più volta in carcere, scriveva dove capitava, ossessionato dalle parole. Nel suo momento alto di scrittore frequentava Alberto Giacometti, Sartre e la moglie, ma non riuscì a vivere in modo borghese. Quando morì il suo compagno, cominciò a girare per alberghetti parigini fino alla sua morte nel 1986.
Diario del ladro
E’ il diario di un maledetto, di uno che ha fatto tutto per farsi odiare, rubando e prostituendosi, un uomo violento con sprazzi fortuiti di tenerezza. Jean Genet scriveva in modo tagliente e scandaloso, non aveva il senso della vergogna e noi italiani siamo stati fortunati che questo libro sia stato tradotto dal poeta Giorgio Caproni, che non accettò nessuna censura sui punti anche più duri di Genet.
L’incipit è clamoroso:
"Con la scrittura ho ottenuto quanto cercavo. Ciò che, essendo per me un ammaestramento, mi farà da guida, non sarà quello che ho vissuto, ma il tono col quale lo riporto. Non gli aneddoti ma l’opera d’arte. Non la mia vita ma la sua interpretazione".
Lo scrittore, prima dell’uomo che si innamorava di uomini cattivi e ignoranti che lo disprezzavano, era paladino di un0omosessualità sfrenata, esasperata e talvolta tenera.
In questo senso scrive:
"L’essere un trovatello m’è valso una giovinezza e un’infanzia solitarie. L’essere un ladro mi permetteva di credere alla singolarità del mestiere di ladro. Ero, mi dicevo, una mostruosa eccezione. In effetti, il mio gusto e la mia attività di ladro erano in relazione con la mia omosessualità, scaturivano da questa, che già mi teneva in un’insolita solitudine. Grande fu il mio stupore quando m’accorsi sino a che punto fosse diffuso il furto. Ero sprofondato in seno alla banalità. Per uscirne, non mi restò che gloriarmi del mio destino di ladro, e di volerlo."
Finché non trovò un compagno stabile, Genet era compulsivo nel sesso e nello scrivere.
Uomini e tristezza:
"Non è forse con quest’immagine che preferisco figurarmeli alla Guyana: i più forti, che arrazzano, i più «duri», velati dal tulle della zanzariera? E ogni fiore in me depone una così profonda tristezza che tutti non posson significare altro che il dolore, la morte."
Un diario scritto benissimo, non adatto a lettori inclini al bigottismo.
Diario del ladro
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