Don Zauker. Andate in pace di Emiliano Pagani, Daniele Caluri

Don Zauker è un prete esorcista. Ma anche (soprattutto?) un assassino, un sadico, un amante del sesso in ogni sua forma (con una “naturale predilezione per la potta”), un filonazista. Un sacerdote sui generis, ne converrete.
Don Zauker è il frutto della fantasia di Emiliano Pagani (ai testi) e Daniele Caluri (alle chine), il protagonista di un fumetto, Don Zauker. Andate in pace (Feltrinelli Comics, 2024), che ha preso vita, diversi anni fa, tra le pagine de “Il Vernacoliere”, popolare rivista satirica creata e diretta da Mario Cardinali, ottenendo sin da subito un meritato successo.
Dovuto, con ogni probabilità, agli eccessi del prelato, alle sue strampalate avventure, al suo comportamento eccessivo, lontano mille miglia dal politicamente corretto. Un prete disturbante, dagli atteggiamenti surreali, con buona pace del Vangelo e della parola di Dio.
Un comic anticlericale, per dirla tutta, che scava all’interno delle contraddizioni di Sacra Romana Chiesa per distruggerla sin dalle fondamenta.
Non è un caso che Don Zauker sia profondamente non credente e che la sua adesione alla religione cattolica sia dettata da ragioni di opportunità, di convenienza, in vista di un tornaconto del tutto personale.

Don Zauker. Andate in pace si concentra sulle origini del più stravagante e debordante prete esorcista che si ricordi, tirando fuori storie rare e anche qualche inedito. Pagani e Caluri immergono il loro personaggio in canovacci stravaganti e spesso violenti ma, al tempo stesso, estremamente divertenti, nei quali si racconta di un Don Zauker ossessionato dal sesso, o alle prese con lo smaltimento (illegale, ça va sans dire) di rifiuti radioattivi, furti di denaro e gioielli, esorcismi non del tutto convenzionali, nonché con una partita di calcio, nientemeno un uno contro uno all’ultimo goal con Joseph Ratzinger, ovvero Papa Benedetto XVI.

Tutto molto bello, ma una critica all’operazione è doverosa: le striminzite note sparse tra i risvolti della seconda e terza di copertina non rivelano da dove arrivino le storie raccolte nel volume (si presume dal già menzionato “Vernacoliere”, ma non è del tutto chiaro) e quando siano state pubblicate. Sarebbe bastato poco per riempire la lacuna.