Cantami o Musa, così scriveva Omero nel celebre incipit dell’Iliade. Da sempre i poeti hanno cercato un’ispiratrice per le loro opere e nell’antichità era la musa preposta alla poesia a essere invocata.
I poeti antichi: la Lesbia di Catullo
Ma molti poeti, anche in epoca classica, hanno dedicato le loro opere a donne reali o presunte tali. Si pensi a Lesbia, amata e odiata da Catullo, nom de plume scelto per omaggiare Saffo. La figura di questa donna è controversa e misteriosa. Forse è una donna reale, una matrona romana identificabile con la patrizia Clodia Pulcra, forse è un simbolo che riunisce diverse donne e sensazioni del poeta Catullo.
Identica situazione accade con Sesto Properzio che racconta della sua travolgente passione per Cinzia.
Dai trovatori a Dante e Petrarca
I trobadours provenzali medioevali solevano dedicare le loro liriche a dame fittizie. Perlopiù si trattava di pretesti sia pur connessi a realtà oggettive: dedica alla castellana di turno a scopo meramente adulatorio oppure narrazione di storie improbabili tra persone di diverso ceto sociale.
Ma sicuramente le più celebri donne del poeta sono Beatrice e Laura immortalate da Dante e Petrarca. Gli storici si sono sforzati a trovare notizie più precise su queste due figure volutamente ammantate di mistero.
Beatrice
La Beatrice dantesca identificata dai biografi con Bice di Folco Portinari è essa stessa un simbolo perché apportatrice di beatitudine. Il poeta quindi travalica la realtà, mettendo in difficoltà chi si sforza a voler vedere ne La vita nova un’opera dai toni autobiografici e non invece un’opera altra che parte da una fonte vagamente autobiografica per spiegare invece un cammino di crescita spirituale con connotazioni simboliche e allegoriche.
Laura
Laura, assurta a eterna gloria grazie al Canzoniere di Petrarca, stando a quanto affermato dallo stesso poeta aretino era una donna reale conosciuta da Petrarca nei suoi soggiorni in Francia. Avignonese, vero nome Laura de Noves o de Novalis, sposò un marchese De Sade, mise al mondo undici figli e morì nel 1348 a causa della terribile pandemia di peste nera.
Donna reale ma anche simbolo. Laura è infatti anche alloro, aurora o aura.
Secondo il cosiddetto senhal, una figura retorica di retaggio provenzale, un nome reale cela o si associa a significati secondi o condivisi. Eran i capei a L’aura sparsi nel sonetto XC è un tipico esempio di senhal.
La prassi di dedicare poesie a donne non legate da un vincolo prosegue nel tempo. Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, canta Lucrezia Donati, nobildonna fiorentina, ma probabilmente la relazione tra i due potrebbe essere stata assolutamente platonica.
I poeti del XIX secolo e del XX secolo
I poeti del XIX secolo hanno continuato a cantare donne non necessariamente a loro note. Silvia, al secolo Teresa Fattorini, o la Nerina delle Ricordanze, altrimenti Maria Belardinelli, donne cantate da Leopardi, nella realtà non hanno mai interagito con il poeta recanatese, ma sono simboli.
Reale è la moglie di Eugenio Montale, alla quale il poeta dava il braccio nella celebre poesia (Ho sceso dandoti il braccio), ma comunque destinata a un significato altro.
Ispirazione e realtà si fondono continuamente e come scrisse Shakespeare in uno dei suoi sonetti più celebri, il numero XVIII:
“Finché uomini respireranno o occhi potran vedere,
Queste parole vivranno, e daranno vita a te.
E questo è accaduto alle donne dei poeti.”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le donne del poeta tra realtà storica e fonte di ispirazione
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