Due cordate per una parete
- Autore: Giovanni Capra
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2006
”Due cordate per una parete” di Giovanni Capra (Editore Corbaccio, 2006) narra la prima ascensione italiana della parete Nord dell’Eiger. Due cordate di sei alpinisti per coincidenza si ritrovano nell’agosto del 1962 a scalare la stessa parete: la Nordwand, o “Mordwand” (parete assassina).
Quando nel corso della lettura si giunge all’incontro inaspettato fra le due cordate, grazie a una chiara scrittura che sa ben gestire i numerosi rimandi, orientati a un’informazione completa e sa collegarli alla storia senza appesantirla, il lettore è a perfetta conoscenza del monte spaventoso che è l’Eiger e sa quello che deve sapere sulla sua imponente parete Nord per vincere la quale
si consumarono drammi e duelli che hanno fatto non solo la storia, ma anche la mitologia dell’alpinismo
Si aprono ampi panorami anche sulle Dolomiti, le Alpi Orientali, il mitico Dru e tante altre cime che fanno dell’Italia un meraviglioso paese alpino, ma è l‘Eiger
la prima cima delle Alpi svizzere ad avere un nome fin nel Medioevo
con i suoi scenari, la sua aria, le sue insidie ad avere il ruolo di protagonista. L’Eiger è situato nell’Oberland Bernese e con i suoi 1800 metri di muraglia nera impera sull’’altipiano di Kleine Scheidegg. Verdi pascoli e alberghi lussuosi.
Nel 1962 l’anno in cui i sei alpinisti sbucarono salvi dal labirinto verticale della Nordwand, "italiano" in Svizzera significava emigrante e gli italiani erano gente di serie B, rozzi e tonti. L’Italia era in Europa la nazione sconfitta. Nella ricostruzione storica il libro di Capra diventa una fonte preziosa per approfondire e capire che cosa significò per l’epoca, essere riusciti a compiere l’impresa di uscire vivi in vetta e senza un graffio. Quella scalata rivendicò la dignità di tutti gli alpinisti italiani anche di quelli che da quella parete non tornarono, dei quali Capra non si dimentica.
I sei alpinisti erano Armando Aste, Franco Solina, Pierlorenzo Acquistapace, Andrea Mellano, Romano Perego e Gildo Airoldi. Due cordate di connazionali che spontaneamente si uniscono a formarne una. L’autore fornisce di ognuno di loro un dettagliato ritratto, ci porta negli oratori della loro infanzia trascorsa in compagnia delle ristrettezze economiche (eppure loro erano bimbi gioiosi e ricchi di sogni), ci presenta le loro famiglie. Facciamo conoscenza di questi sei straordinari alpinisti e intanto ci viene raccontata la storia del nostro Paese negli anni del dopoguerra, entriamo dentro un’Italia povera e ritirata su se stessa.
La decisione di unirsi in un’unica cordata non incontra resistenze né deve sciogliere dubbi,
quasi per incanto, la loro mente si alleggerì e accordò fiducia alla parete; piano piano la parete li prese con sé.
Resistenze che ci furono invece nel 1938 fra la cordata tedesca e quella austriaca all’epoca della prima assoluta alla Nord. Quella scalata vittoriosa divenne il simbolo dell’Anschluss, che fu il preludio alla Seconda Guerra Mondiale.
Illustrando le ascensioni, l’autore si fa partecipe e interprete del modo in cui ognuno dei sei sente e vive il personale rapporto con l’arrampicata. Giovanni Capra è tecnico, scrive di un alpinismo tanto fisico quanto mentale e di un rapporto schietto con la montagna: la cengia, il seracco, la discesa a corda doppia, il couloir… anche chi non è mai stato in cordata riesce a immaginare la situazione e a figurarsi le manovre, intuisce la fatica fisica, percepisce il pericolo. Tecnica e tenacia, buon senso e forza, intelligenza e audacia. E paura. L’indagine dello scrittore acutamente si inerpica sul sentiero dell’esplorazione dell’io, dei suoi limiti e del superamento di questi, la scoperta è l’essenza dell’alpinismo, la croce di ogni uomo di montagna, legato e saldo a un costante rapporto empatico con la paura. Dice Franco Solina:
arrampica solo se sei in pace con te stesso
Tanti i nomi celebri dell’alpinismo italiano e internazionale citati in questo libro, tra i quali spicca quello di Walter Bonatti, che se ne è andato pochi giorni fa, e il suo capolavoro al Dru, nel gruppo francese del Monte Bianco.
Nel 1955, Walter Bonatti aveva riportato il Dru sulle prime pagine dei giornali: la sua audace scalata in solitaria del pilastro Sud-Ovest, con cinque durissimi bivacchi, aveva sbalordito il mondo alpinistico e sconfinato ben oltre quelli che erano allora ritenuti i limiti invalicabile dell’arrampicata.
C’è tanta poesia in questo libro; foto e immagini che lo fanno vivere come un documentario ben fatto e in appendice una dettagliata biografia dei sei scalatori che si legge con curiosità e quasi affetto. Pare un tributo a sei amici. Bello.
Due cordate per una parete. 1962, la prima italiana sulla Nord dell'Eiger
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