Due gentiluomini. Oceano Pacifico 1914 Maximilian von Spee - Christopher Cradock
- Autore: Massimo Alfano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
La guerra 1914-18 in mare si è aperta con un duello d’altri tempi: rispetto cavalleresco sulle onde, tra una formazione britannica e una tedesca nell’autunno 1914, a sud del Sud America, nell’Oceano Pacifico.
Due cavalieri medievali in torneo, è così che Massimo Alfano rappresenta i comandanti delle opposte squadre navali, nel suo Due gentiluomini. Oceano Pacifico 1914 Maximilian von Spee Christopher Cradock, bel volume delle edizioni Pathos, che segue il primo sulle origini di questa vicenda, romanzata ma storicamente corretta: La cannoniera e l’ammiraglio, sempre Pathos, dicembre 2016.
Una singolar tenzone al tramonto della Belle Époque (altra vittima della Grande Guerra), tra il vice ammiraglio Maximilian Graf von Spee e il contrammiraglio sir Christopher Cradock.
È un gentiluomo d’antàn lo stesso Alfano, elegante e spesso biancovestito lupo di mare, con tanto di caratteristica barba candida. Storico di marina, pittore e disegnatore con la passione per i soggetti navali, è presidente del Museo civico di Carmagnola e componente di numerose istituzioni, comprese l’Associazione nazionale Marinai d’Italia e la Società italiana di documentazione marittima. Gli studi sulla tragedia del sottomarino russo Kursk gli sono valsi il riconoscimento quale socio onorario dell’Associazione dei sommergibilisti russi.
Alfano e le Marine militari del mondo, insomma, sono una cosa sola.
I fatti, nel 1914, vedono una squadra navale della flotta germanica sorpresa in Estremo Oriente dal via alle ostilità contro le potenze dell’Intesa, nei primi di agosto. La formazione (due incrociatori corazzati, Schanorst e Gneisenau, e quattro leggeri) si dedica a una serie di operazioni di offesa e disturbo dei possedimenti nemici nel Pacifico, rese ardue però dalla schiacciante superiorità della flotta giapponese soprattutto. Questo induce l’ammiraglio von Spee a forzare il passaggio di Capo Horn, per entrare in Atlantico e risalire verso l’Europa.
Nel Sud Pacifico, l’Ammiragliato inglese può opporre solo una debole squadra, al comando di Cradock, che tuttavia sceglie di affrontare le navi tedesche, pur consapevole dell’inferiorità dei due incrociatori obsoleti, ai quali si affiancano un cruiser leggero e un mercantile armato.
Si fronteggiano due gentiluomini, ma uno è libero di mettere in atto la strategia che preferisce, l’altro è tenuto a rispettare ordini superiori da lontano. Come nel medioevo nobili avversari duellavano in abilità e coraggio per il primato delle rispettive casate, così due cavalieri del mare conducono le loro unità e i loro equipaggi a battersi per la vittoria della propria bandiera.
Appartengono a mondi fisicamente vicini, rispettano il medesimo codice etico, eppure esprimono l’arte del comando secondo modalità molto lontane l’una dell’altra. La Marina britannica non era l’efficiente strumento di conquiste che aveva concorso a creare un grande impero in tanti continenti. Il 1914 cancellò lo spirito vittoriano, avverte Alfano. Le flotte che tanto avevano brillato nei lunghi anni di regno della regina Vittoria erano diventate al tempo di Giorgio V un’arma sempre scintillante, ma più fragile di quanto non sembrasse dalle unità tirate lucido dalle corvè di bordo.
Non bastava essere britannici per vincere in mare, né serviva per questo la raffinata eleganza delle uniformi. Le tradizioni di coraggio e competenza degli ufficiali andavano rinverdite costantemente dagli eredi di Nelson. Il progresso dei tempi e della tecnologia pretendeva che si agisse con una capacità tecnica adeguatamente aggiornata e con dotazioni di mezzi rinnovati, per tenersi all’altezza degli sviluppi in campo scientifico, balistico, tecnologico e cantieristico.
Nella Marina di Sua Maestà britannica convivevano e si scontravano due anime. Ai vertici della Home Fleet sedevano conservatori e innovatori, tradizionalisti e modernisti. La personalità di Churchill era ingombrante a Londra, mentre in mare c’era chi anteponeva l’esigenza di esercitazioni costanti degli equipaggi a quella sterile di tenere le unità lustre e in ordine. L’apparenza di quanti privilegiavano la pulizia delle navi entrava in collisione con la sostanza di un dispendioso tirocinio addestrativo, usurante per i battelli. Di contro, tutti vedevano crescere con apprensione la quantità e qualità della Kaiserliche Marine. Solo uno scontro flotta contro flotta avrebbe potuto dare conto però della validità degli equipaggi.
In questo, la lucidità e le qualità dell’admiral Graf Spee lo rendevano perfettamente consapevole della necessità di elevare lo standard funzionale del personale, per portare anche la componente umana ai livelli importanti raggiunti nel campo delle risorse tecniche e costruttive.
Quanto agli uomini delle due flotte europee in Oriente, si sentivano tutto tranne che nemici in quei primi mesi di guerra. La fratellanza naturale che lega tradizionalmente la gente di mare cancellava l’ostilità di marinai che solo poche settimane prima si sfidavano in gare sportive e consumavano allegre bevute nei peggiori locali intorno ai porti.
Nel Pacifico, "in quella remota porzione del mondo, c’era vicinanza umana". Semmai, erano portati a distinguere tra europei e indigeni e a discriminare questi ultimi, disponendosi sempre e comunque ad aiutare i bianchi, senza badare alla Nazione di appartenenza. La guerra li sorprese, senza riuscire a renderli ancora nemici, solo avversari, con in palio qualcosa di astratto chiamato vittoria.
È in questo contesto che arrivano a fronteggiarsi al largo del Cile, nelle acque di Coronel, il 1 novembre 1914.
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