E i bambini osservano muti
- Autore: Giuseppe Marotta
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2013
Il titolo di un romanzo dovrebbe creare l’atmosfera che il lettore respirerà leggendolo. "E i bambini osservano muti" è effettivamente un titolo d’effetto, che fa subito capire che l’argomento trattato è forte, doloroso e a tempo stesso delicato. Si parla di bambini che osservano, che capiscono, ma che sono costretti al silenzio.
Eppure non basta. Il romanzo di Giuseppe Marotta non presenta soltanto dei bambini che osservano in silenzio le brutture dei grandi. Dipinge un bambino in particolare; un bambino fuori dal comune, che però, riga dopo riga, il lettore non può fare a meno di vedere vivo, reale, concreto e straordinario. Più si va avanti a leggere, più si scopre che Remì, il piccolo protagonista, osserva muto solo all’inizio, poi fa altro e il nocciolo del romanzo è costituito dalla conclusione a cui le sue osservazioni mute lo portano.
La differenza tra il coraggio e la cazzimma, questo è il perno intorno al quale si svolge la vicenda di Remì.
La cazzimma è una forma di coraggio che coraggio non è. È prepotenza, è farsi forti dell’unione tra individui violenti e senza scrupoli; come don Furore, il nonno di Remì, che non teme di uccidere uomini, donne e bambini, ma viene colto da profondo terrore se viene avvicinato da una cavalletta. Il coraggio invece è ammettere di avere paura, è chiamare col nome giusto le cose che vengono fatte passare per buone, quando invece sono malvagie. È agire ascoltando la paura e farsene guidare per prendere le decisioni che salvano.
La differenza fra il coraggio e la cazzimma è spiegata proprio da Remì, che ha dieci anni, ma che capisce più degli adulti. Ce la spiega con il linguaggio schietto e colorito di un bimbo napoletano cresciuto nella famiglia di un boss della camorra, dove i valori gli sono stati insegnati tutti ribaltati. Ci spiega parole come rispetto, onore, vigliaccheria. Rispetto è aiutare un criminale che vuole commettere un delitto, onore è picchiare una moglie insubordinata, vigliaccheria è non avere il coraggio di uccidere qualcuno. Remì osserva tutto questo, raccoglie gli insegnamenti di suo nonno, mentre deve ascoltare le voci della sua rabbia e della sua paura che gli vengono dalla pancia. Proprio dalla pancia, perché Remì se la fa sotto e si sporca i pantaloni ogni volta che assiste alla cattiveria spietata degli adulti, ma non se ne vergogna, non si sente un codardo per questo. Al contrario, va avanti e si salva incarnando il coraggio vero e l’onore vero, per combattere da solo la vera vigliaccheria e il vero non rispetto. Lui da solo, col suo micropugno magico e con il suo coraggio, imparato da una madre ribelle che l’ha abbandonato e da un padre depresso e arreso per essersi rifiutato di fare ciò che doveva fare. Ha superato il male e ha colto il lato migliore di tutti, Remì, perfino quello del suo terribile e odiato nonno camorrista, per potersi salvare.
"Il coraggio e la cazzimma" potrebbe essere il titolo del libro.
Il finale è a sorpresa, certo per la dinamica dei fatti, ma soprattutto per il senso di gioia e liberazione che il lettore prova, malgrado gli eventi descritti siano drammatici. Ed è un finale che fa di Giuseppe Marotta uno scrittore sorprendente, un narratore diretto e realistico del male della società, ma portatore di grandi valori e messaggi di speranza.
E i bambini osservano muti
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