Edith Piaf. La biografia
- Autore: David Lelait-Helo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Lindau
- Anno di pubblicazione: 2013
Sembrava uscita fuori da un romanzo di Victor Hugo, senza chiedere alcun permesso, naturalmente. Uno scricciolo di bambina (e poi di donna) di strada, venuta su praticamente sola, tra i bordelli e i bar malfamati di Pigalle, la salute malferma ma una voce - ragazzi miei -, capace di mettere i brividi persino ai morti, se non proprio resuscitarli. Edith Piaf era un ossimoro vivente, capace di declinare e di vedersela al tempo stesso con inferni e paradisi, amori appassionati e vendette, fragilità e grande forza d’animo: gli ingredienti che hanno concorso alla sua leggenda, oltre alla voce, naturalmente. Quella voce unica, roca, sfaccettata, figlia anch’essa della strada e dei suoi (r)umori profondi. La cantante dei bassifondi che ogni sera celebra l’epica dei drop-out e a un certo punto comincia a farlo negli ambienti più esclusivi di mezza Europa, di Hollywood, di New York. Così il regista Jean Cocteau, intorno ai prodigi scaturiti da quel dono di Dio:
“Ed ecco che una voce che le esce dalle viscere, una voce che la riempie dalla testa ai piedi, srotola un’onda alta di velluto nero. Quell’onda calda ci sommerge, ci attraversa, ci penetra. E il gioco è fatto. Edith Piaf, come un usignolo invisibile, posato sul suo ramo, diventa anche lei invisibile. Resteranno soltanto il suo sguardo, le sue mani bianche, la fronte di cera che cattura la luce, la voce che si gonfia che sale, sale, che poco per volta si sostituisce a lei e che, crescendo come la sua ombra, sul muro, rimpiazzerà gloriosamente quella timida bambina”.
A cinquant’anni esatti dalla morte (avvenuta a Grasse, l’11 ottobre del 1963), l’editrice Lindau pubblica in italiano la biografia che le dedica David Lelait-Helo (“Edith Piaf. La biografia”, traduzione dal francese di Valeria Fucci e Valentina Pasquali): 330 pagine come un romanzo neorealista e d’avventura, tappa per tappa - successo per successo, caduta per caduta - dell’icona musicale per eccellenza. Le luci, le ombre, gli amori, i dolori di un mito esistenzialista, fragile e rabbioso, passato dalle caserme e i bar malfamati di Parigi alle collaborazioni coi mostri sacri Yves Montand, Charles Aznavour, Eddie Constantine, quasi fosse la cosa più naturale al mondo.
Lelait-Helo la tampina nei cento rivoli di una vita vissuta in direzione ostinata e contraria, consumata all’insegna dell’eccesso e della fragilità, scommessa spingendo sempre un po’ oltre i limiti (im)postagli dal destino: incidenti stradali, coma epatici, interventi chirurgici, delirium tremens e persino un tentativo di suicidio. In una delle sue ultime uscite pubbliche la si intravede curva, i capelli radi, rimpicciolita come non mai, le mani torturate dall’artrite reumatoide. Solo la voce è quella di sempre, intatta come per miracolo, inalterata, gravida di sfumature come quando era giovane. I geni non si spezzano, si piegano, semmai: così la figlia precocissima di due artisti (scombinati) di strada diventa "musa" degli intellettuali della "rive gauche", perché le canzoni, che spesso e volentieri si scrive da sola, anticipano il senso di inquietudine e il desiderio di rivolta, che sfoceranno compiutamente nel maggio francese. Anche in questa prospettiva la scorrevole biografia che Lelait-Helo le ha dedicato si assapora con interesse.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Edith Piaf. La biografia
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