Eredità colpevole di Diego Zandel

Alla conclusione di un controverso processo il giudice Luigi La Spina assolve il criminale di guerra titino, l’infoibatore Josip Strčić.
La sentenza viene vendicata da un killer che a nome di un fantomatico gruppo di estrema destra, la falange nera, uccide il magistrato “colpevole” di aver assolto Strčić, accusato di omicidio pluriaggravato e sevizie a danno degli italiani, reati commessi a Fiume tra il 1945 ed il 1947.
Guido Lednaz, giornalista e scrittore, figlio di profughi fiumani nonché amico del giudice. non crede affatto all’esistenza di una simile formazione politica e decide pertanto di svolgere delle indagini per scoprire la reale identità dei mandanti.
La sua ricerca lo porta a rimettersi in contatto con vecchie amicizie e conoscenze, dando inizio ad un viaggio dantesco tra le pagine più buie e sanguinose delle vicende italiane legate alla Seconda guerra mondiale: le persecuzioni avvenute in Istria, Fiume e in Dalmazia e il conseguente esodo di una popolazione, colpevole solo di essere italiana e, secondo una certa vulgata di sinistra, fascista.

Un’indagine dove Lednaz si troverà ad avere al suo fianco le forze dell’ordine, disposte ad aiutarlo nella ricerca della verità, ma anche a dover affrontare persone disposte a tutto pur di impedire che lui scopra la verità. A tentare di ucciderlo e a togliere di torno ogni possibile aiuto.

Eredità colpevole (Voland, 2023) è un romanzo, ispirato alla figura di Oskar Piškulić, capo della polizia politica di Tito autore degli eccidi nelle foibe, scritto da Diego Zandel, figlio di profughi fiumani, che tratta un argomento ancora oggi difficile, capace di suscitare reazioni forti e divisive: quello delle foibe e della persecuzione nei confronti della minoranza italiana. Ma con l’intento di confutare la vulgata ufficiale che descrive la popolazione italiana come “fascista” e come tale parte attiva nella forzata e violenta italianizzazione del territorio, fattore scatenante della vendetta da parte titina.

Zandel è animato dal desiderio di raccontare come gran parte degli italiani fossero di tutt’altra idea politica e abbiano aderito alla resistenza, combattendo assieme ai partigiani iugoslavi contro i nazifascisti, seppure con una diversa idea riguardo il futuro assetto della Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia. Per loro il territorio avrebbe dovuto far parte dell’Italia.
Le foibe e l’esodo hanno ovviamente condizionato il dopoguerra e il rapporto con il nostro passato almeno fino al collasso della Iugoslavia, avvenuto nel 1991. Colpe e conti mai saldati che sono così passati in eredità ai figli, ai superstiti, incapaci di superare le divisioni del passato, desiderosi di una vendetta invece della verità e di una riconciliazione tra le parti.