Essere artisti
- Autore: David Lynch
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2023
Cosa significa "essere degli artisti"? È una questione di certo piuttosto dibattuta da tanto tempo in ambito culturale e sicuramente non esiste un’unica risposta che possa dare una valutazione oggettiva ed esaustiva a questo interrogativo. Interessante però, certamente, è cercare di capirlo attraverso le parole di chi ha fatto della creatività, dell’immaginazione e quindi dell’arte, in una delle sue molteplici forme, la sua ragione di vita. Il grandissimo regista americano David Lynch racconta in un piccolissimo libro intitolato appunto nella versione italiana Essere artisti la sua esperienza in merito, attraverso una serie di frasi, di aneddoti e anche di aforismi estrapolati da alcune sue interviste rilasciate al produttore cinematografico americano Chris Rodley nel 1993, nel 1995, nel 1996 e nel 2002. Il libro è stato pubblicato in Italia dalla casa editrice Il Saggiatore nel 2023 nella collana La Piccola Cultura, mentre negli Stati Uniti è uscito nel 1997 e poi in una nuova edizione riveduta e corretta nel 2005, che è quella sulla quale si basa il libro tradotto in italiano da Marco Borroni.
Pur essendo inserita in una collana dedicata alle opere autobiografiche, Essere artisti in realtà è una raccolta di sue dichiarazioni e non rappresenta quindi un’autobiografia vera e propria, ma una sorta di manuale o di prontuario di grande interesse e efficacia ,pur nella sua brevità, per tutti coloro che amano la cultura ,l’arte e hanno un temperamento "artistico". In essa David Lynch, proprio come negli scritti autobiografici autentici, si mette a nudo e svela alcuni aspetti significativi della sua vita, soprattutto della sua formazione e di ciò dal quale ha trovato ispirazione per realizzare il suo cinema.
In realtà chi si aspetta di trovare in quest’opera un excursus della sua carriera e una serie di notizie biografiche, in particolare sulle sue origini e sulla sua famiglia, o anche informazioni specifiche o curiosità sui suoi film o serie televisive più famosi, forse potrebbe rimanere in parte deluso perché non vi è quasi nulla di tutto questo in questo piccolo ma prezioso testo. David Lynch fa riferimento infatti solo a elementi generali, come le caratteristiche della sua infanzia o le arti a cui si è dedicato e che ama praticare oltre al cinema o che comunque si collegano al suo lavoro, quali la pittura e la musica, il suo rapporto con il successo e altre brevi pensieri. Insomma, una serie di macro temi che servono da spunto di riflessione per lui e per i suoi lettori per analizzare dal suo punto di vista le caratteristiche dell’arte e la sua visione della vita.
Il libro si divide in cinque piccoli capitoli così intitolati: -* “David Lynch e l’infanzia”;
- “David Lynch e il cinema”;
- “David Lynch e la pittura e la musica”;
- “David Lynch e il successo”;
- “David Lynch e l’essere artisti”, capitolo che di fatto dà il titolo all’opera in italiano.
Le brevi frasi, gli aneddoti e le riflessioni in essi contenuti danno un’idea molto chiara della sua grande sensibilità e della sua percezione del mondo che ha influenzato la sua produzione cinematografica. Ad esempio quando dice che ha avuto "un’infanzia idilliaca" quasi a voler mettere in risalto tale fatto, in contrapposizione all’esperienza vissuta da tanti suoi colleghi cineasti che invece hanno avuto sofferenze e tormenti. Il fatto singolare è che anziché gioire di questo, la cosa un po’ lo turba riflettendo sul fatto che, evidentemente leggendo e informandosi, anche tanti psicopatici hanno avuto un’infanzia serena. Qui naturalmente c’è una piccola dose di ironia, una delle poche presenti in quest’opera; in realtà Lynch è molto soddisfatto di aver trascorso un’infanzia serena, il suo è un modo semplicemente per sottolineare come non ci si debba mai vantare della propria condizione né adagiarsi su di essa, bensì lavorare e osservare con attenzione il mondo circostante.
David Lynch dichiara di aver preso ispirazione soprattutto dall’ambiente circostante nella piccola cittadina dove è cresciuto e di aver notato la grande differenza quando andava a trovare i nonni materni che vivevano nel quartiere di Brooklyn a New York, perché:
Credo che se si cresce in città si è terrorizzati dalla campagna e se si cresce in campagna si è terrorizzati dalla città.
Osservava quindi quanto accadeva nel cortile della sua casa o nelle strade attigue, nello spazio di due isolati, senza allontanarsi con la sua mente troppo dai luoghi dove è cresciuto. Tutto, se osservato con molta attenzione, come ad esempio un albero, può avere mille aspetti e sfumature da raccontare. Il segreto secondo lui è quello di continuare a guardare anche da adulti le cose dal basso verso l’alto, proprio come lo si fa da bambini per motivi di altezza, dato che molte cose sono più alte di noi, come i grandi, gli alberi e altri elementi del paesaggio. Questo tipo di sguardo ci consente di vedere le cose da una prospettiva privilegiata sempre, ma il problema secondo Lynch è che da grandi c’è un grado di coscienza, cioè di consapevolezza delle cose, che da piccoli non c’è e questo rende più difficile il lavoro di un artista da adulti. Infatti da piccoli tutto sembra entusiasmante e bello, manca però la padronanza delle regole che ti permette di dare ad esempio le giuste proporzioni a ciò che ci circonda, come un albero che da lontano sembra piccolo e poi avvicinandoci appare molto più grande. Tale padronanza delle regole tuttavia è solo un’illusione, perché da adulti con la sua acquisizione finiamo con il perdere una porzione di immaginazione.
Interessante il suo rapporto con altre arti e in particolare con la pittura, dato che in pochi forse sanno che David Lynch nasce come pittore e che il suo artista preferito è l’irlandese Francis Bacon, anche se nei suoi dipinti si nota più l’influenza del pittore statunitense Edward Hopper.
Tante le sue riflessioni interessanti come quella riguardante il rapporto con i passato e gli oggetti dell’infanzia come ad esempio i giocattoli, a proposito dei quali sostiene che se li riavesse indietro adesso da adulto non eserciterebbero su di lui lo stesso effetto e non avrebbero lo stesso fascino perché
nella vita si è soggetti a continui cambiamenti e mutamenti nel tempo, anche se non credo che un’intera vita possa cambiare la nostra natura più di tanto.
Interessante anche il suo rapporto con la produzione cinematografica quando dice che “sarebbe fantastico poter fare i film senza farli uscire mai”.
Bisogna credere nelle cose che si fanno, in modo da renderle sincere. Lavorare all’interno di un sogno: se si fa sul serio, e ci si crede fermamente, si può esprimere pressoché tutto.
E ancora:
Quando faccio un film, sono innamorato. Totalmente. Devi essere innamorato, anche se non conosci la direzione in cui ti stai muovendo, tanto innamorato dell’idea che ti sforzi di tradurla, e amandola e concentrandoti su di essa, l’idea attrae a sé altre cose, ed è bello. È un viaggio elettrizzante.
Interessante è anche il suo punto sul successo che, secondo Lynch, è molto legato al fato, perché arriva quando meno uno se lo aspetta e a suo parere è molto più determinante de marketing, perché ci sono film che sono stati molto pubblicizzati ma che non hanno avuto grande successo. Le cose arrivano nel momento giusto, come se il terreno fosse pronto.
David Keith Lynch è nato a Missoula, una cittadina nello stato del Montana nel 1946, è cresciuto nel nord ovest degli Stati Uniti e in parte ha vissuto negli Stati di Washington e dell’Idaho. È un regista, sceneggiatore, attore ma anche musicista, produttore cinematografico e pittore.
Tra i tanti suoi importantissimi film girati, da ricordare tra i più famosi “Mulholland Drive” (2001), “The Elephant Man” (1980) e “Strade perdute” (1997), oltre alla celebre serie televisiva “Twin Peaks” (1990 - 1991) che gli ha dato grande popolarità anche sul piccolo schermo e che ha un avuto un enorme successo in Italia. Tra i numerosi e prestigiosi riconoscimenti ottenuti, da ricordare il Leone d’oro alla carriera che gli è stato dato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2006.
Recentemente ha dichiarato in un’intervista di essersi ammalato per aver fumato a lungo e di avere un enfisema polmonare, che lo costringe a stare a casa o rimanere nei paraggi per evitare ulteriori complicazioni respiratorie. Ma ha dichiarato, pur di non potersi recarsi su di un set, di non voler andare in pensione.
David Lynch è certamente tra i grandi nomi della cinematografia contemporanea mondiale ed è quindi diverso augurargli tanta salute, perché resta uno tra i grandi maestri della settima arte, per la sua originalità e la sua personale e attenta visione della vita, che non a tutti può piacere ma che non lascia sicuramente indifferenti, come solo l’autentica arte sa fare.
E questo piccolo ma meraviglioso libro è davvero da consigliare e da consultare periodicamente a tutti quelle persone creative, romantiche e sognatrici che vogliono ancora continuare a coltivare i loro progetti e magari nei momenti di sconforto trarre spunti, stimoli ed energia vitale attraverso le parole di un grande regista che ha sempre creduto nei suoi sogni e nella forza dell’arte.
Essere artisti
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